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PERUGIA – Una nuova pubblicazione, “Le briofite del Parco scientifico didattico Isola Polvese”, conferma il singolare valore ambientale e naturalistico della più grande delle Isole del Trasimeno. Un’area, che per la sua unicità e per le sue emergenze vegetazionali, più volte è stata oggetto di ricerche ed indagini scientifiche. Come nel caso appunto di questo nuovo lavoro, che porta la firma di due esperti del settore, Michele Aleffi e Roberta Tacchi, che per conto della Provincia di Perugia, hanno svolto una ricerca durata due anni concentrata sulle presenze di briofite (gruppo di piante generalmente di piccole dimensioni, conosciute col nome comune di muchi, epatiche e antocerote). La presentazione del libro che ne è scaturito è avvenuta questa mattina in conferenza stampa ad opera di uno degli autori, Aleffi, e alla presenza dell’assessore provinciale all’ambiente Sauro Cristofani. Dette anche “piante minori”, le briofite sono specie antichissime, la cui origine risale a 400 milioni di anni, e rappresentano ancora una sorta di anello di congiunzione tra l’ambiente acquatico e quello terrestre. Su una flora italiana che ne conosce un migliaio di esemplari, l’Isola Polvese, secondo i risultati di questa indagini, ne ospita almeno 100 (quindi circa il 10%), di cui 26 sconosciute al resto dell’Umbria. “Una scoperta questa senz’altro di rilievo – ha spiegato l’autore – anche alla luce dell’antropizzazione dell’area che in ogni caso c’è da registrare. Del resto – ha proseguito Aleffi – gli ambienti umidi rappresentano uno dei principali habitat naturali delle briofite”. A suo giudizio la ricchezza di varietà riscontrata alla Polvese è legata alla diversità degli ambienti presenti e delle esposizioni dell’Isola. Il lavoro dei due studiosi si è sviluppato tra il 2005 ed il 2007, ed è stato concentrato soprattutto nel periodo primaverile, notoriamente quello in cui le briofite si manifestano maggiormente. Il libro è ripartito in due parti: la prima affronta gli aspetti biologici e ecologici di queste piante; la seconda quelli della flora. Il volume è arricchito anche dalla presenza di numerose immagini fotografiche. A giudizio di Aleffi la ricerca può essere utile per un duplice scopo: l’impiego dei muschi, al pari dei licheni, come bioindicatori, e l’elaborazione di “chiavi interattive” per lo studio delle specie da mettere a disposizione di chiunque voglia avvicinarsi ad esplorare l’ambiente. “Dopo aver esplorato il mondo dei funghi, dei licheni, delle orchidee e delle api – ha ricordato l’assessore Cristofani – ci accingiamo a conoscere le briofite che ci consentono, come le altre piante, di avere indicazioni sullo stato dell’ambiente. La loro sopravvivenza dipende dalla conservazione dell’habitat naturale. La conoscenza dei luoghi e la cura attenta di tutti i molteplici aspetti della natura testimoniano l’impegno di questo Ente non solo sui grandi progetti, ma anche sulla tutela e conservazione del patrimonio naturale in cui tutti gli organismi partecipano all’equilibrio globale”. Condividi