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Intrervista alla presidente del Movimento Difesa del Cittadino Umbria, presidente della consulta comunale dei consumatori del Comune di Perugia Cristina Rossetti. Inizia una carrellata di interviste alle associazioni di consumatori presenti ed operanti in Umbria per fare il punto sullo stato del consumerismo e sulle prospettive di questa nuova forma di tutela. Dottoressa a che punto siamo in Umbria per quanto riguarda l’azione delle associazioni dei consumatori? “Dallo scorso anno c’è stato un salto di qualità nei rapporti tra le associazioni dei consumatori e gli enti nei vari territori: infatti con la Regione dell’Umbria c’erano già ottimi e proficui rapporti ( Consulta regionale dei consumatori, ecc..) ma si sono costruiti anche momenti di confronto con gli enti locali a partire dal comune di Perugia che ha istituito la Consulta comunale nel marzo 2007 e ha convocato tavoli importanti sulle questioni principali, dai T-red alla Tarsu.Infine molto importante è stato lo scorso 3 dicembre il Consiglio Comunale aperto nel quale 7 associazioni dei consumatori hanno presentato all’Amministrazione comunale un proprio documento che indicava le linee guida e le richieste delle Associazioni rispetto ai vari problemi emersi in molte assemblee pubbliche organizzate nelle varie Circoscrizioni di Perugia. Dall’ amministrazione però ci aspettavamo la presentazione del piano annuale che illustra e definisce i rapporti tra ente e associazioni , che però anche quest’anno non abbiamo ricevuto. Nel complesso, quindi la situazione generale è in miglioramento tenendo conto che l’intervento a monte sulle tariffe può essere più importante di un lavoro, comunque da fare, sui prezzi”. Per entrare nel vivo , le associazioni dei consumatori in Umbria si dividono in due consorzi, cosa ne pensa? “Credo che una premessa , rispetto alla strutturazione vada fatta: la maggior parte delle associazioni sono penalizzate dal fatto che chi collabora o ricopre incarichi lo fa a titolo gratuito, a fronte di impegni temporali assai gravosi. Riguardo ai consorzi, la Regione prevedeva di istituirne solamente uno, ma non è stato possibile e ne sono nati appunto due, ma non per vicinanza di intenti da parte dei componenti ma semplicemente per un’esigenza di gestione dei progetti. E questo è proprio il limite maggiore che hanno: occorrerebbe potenziarli e utilizzarli per fini strategici per contare di più e operare meglio sui territori”. Rispetto ad una riforma della legge regionale in materia di consumatori, ormai vecchia e secondo alcuni, da modificare, lei cosa pensa? “La legge regionale non è sbagliata affatto, magari occorrerebbe aumentare il controllo su cosa producono effettivamente le associazioni e come gestiscono i progetti, ma cambiamenti che portino a valutare i singoli progetti presentati dalle associazioni o che misurino i finanziamenti in base alla rappresentanza o al numero dei tesserati non li vedrei di buon occhio: innanzitutto una “gara” tra i progetti avrebbe senso solo se venisse fatta su base meritocratica, ma nel nostro Paese sappiamo essere quasi impossibile e poi misurare con il criterio degli iscritti la qualità dell’intervento delle associazioni e non misurandone le competenze specifiche significa incentivare quelle associazioni che per il tesseramento utilizzano replicare le adesioni di altre strutture organizzate a loro vicine”. In conclusione le prospettive: dove approderà il consumerismo in Italia, sarà più vicino al modello americano o rimarremo legati ad una forma di “stimolo” verso la politica e non di sostituzione? “Anche in campo nazionale ci sono sempre più riconoscimenti all’azione di tutela che portiamo avanti nei confronti dei consumatori, anche nell’attuale finanziaria i cittadini vengono rappresentati dai consumatori, ma non esclusivamente dalle associazioni. E per fortuna questo viene salvaguardato: occorre allargare più possibile la partecipazione ai comitati e ai singoli cittadini e smettere di chiedere deleghe dirette. Credo che il futuro ci possa offrire sempre più spazi se noi avremo la forza e le capacità di rispondere alle esigenze, purtroppo sempre maggiori, che ci giungono dai cittadini”. Condividi