umbria-fiorita.jpg
Sono ancora i cosiddetti ''negozi indipendenti'', con il 47 per cento della quota totale del mercato umbro del settore moda (abbigliamento e calzature), a rappresentare il punto di riferimento piu' consistente per i consumatori, mentre sempre piu' significativa e' la presenza delle catene commerciali (21 per cento) e dei grandi magazzini ed ipermercati (13 per cento), con gli outlet per ora fermi al 2 per cento. E' quanto appurato da uno studio sul settore moda umbro realizzato da Fismo-Confesercenti dell'Umbria. Nel rendere noti stamani gli esiti della ricerca, Fismo (il sindacato Confesecenti del settore moda) ribadisce ''l'importanza del settoreabbigliamento non solo sul piano economico ma anche come baluardo contro i rischi di desertificazione e di svuotamento dei centri urbani''. Anche per questo Fismo dell'Umbria punta il dito ''contro il fenomeno dell'importazione di prodotti di scarsa qualita''' ed appoggia le proposte di legge presentate in Parlamento ''per arginare le distorsioni sulla pubblicita', sull'esposizione dei prezzi e sulla disciplina delle vendite straordinarie e di fine stagione che possono essere riscontrate neivari factory outlet center'' sorti negli ultimi anni in Italia. Per l'Umbria in particolare, Fismo ricorda che i dati Istat per il 2006 davano in crescita del 2,5 per cento (contro un 2,3 nazionale) la spesa per abbigliamento e calzature. Lo studio Fismo ha appurato che, nel primo semestre 2007, in Umbria operavano 2.855 negozi di abbigliamento, tessuti e calzature (il 24 per cento del totale degli esercizi commerciali umbri). ''Molto importante'', per Confesercenti, e' la quota delle imprenditrici donne in questo comparto, titolari di circa 900 negozi in Umbria. Gli occupati superano le 5.000 unita'. ''Massiccia'' viene definita la presenza di catene che operano con la formula del franchising: sono 200, circa il 10 per cento del totale. La spesa mensile per acquistare abiti e scarpe nel 2006 in Umbria e' stata di 158 euro mensili a famiglia. Per la famiglia tipo (coppia con due figli) la spesa sale a 224 euro, mentre un pensionato non arriva a 100 euro al mese Condividi