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di Andrea Boccalini Il surriscaldamento del pianeta richiede interventi che favoriscano le energie alternative, a patto che a loro volta non danneggino anch’essi l’ambiente. Questo l’assunto degli oppositori all’impianto eolico che il comune della Valnerina ternana di Ferentillo intende mettere in funzione in cima al monte Petano. In tutto quindici torre eoliche le cui dimensioni deturperebbero per sempre il profilo di una delle aree più imponenti dell’Umbria, un prezzo troppo alto per le associazioni di tutela ambientale in prima linea nel contestare questa decisioni. Un rischio troppo grande per il territorio, come si legge nel comunicato del circolo di Legambiente di Terni, perché decisioni del genere possano essere prese autonomamente da un amministrazione comunale senza inserirle in un quadro più complessivo di tutela del paesaggio che parta da Regioni e Provincie. Incentivati dalla morsa di bilanci comunali ridotti all’osso, i comuni rischiano di diventare facili prede del richiamo di incentivi e fonti di approvvigionamento extra, come gli introiti che si posso ricavare dall’installazione di aereogeneratori. Soprattutto da quelli di nuova generazione -, si legge sempre nella nota – che, a fronte di dimensioni sempre più elevate, consentono di ottenere energia anche in aree poco ventilate. Un passo tecnologico in avanti e importante per questa fonte di energia rinnovabile, ma che se abusato rappresenta un ulteriore pericolo, perchè senza una programmazione che vincoli l’installazione di questi impianti si rischia di tramutare i territori in un far west di piloni ed eliche, sull’onda anche delle bolle speculative che possono generarsi intorno a questo business. Il coordinatore provinciale di legambiente Andrea Liberati, rifacendosi a quanto accaduto in Puglia, propone perciò percorsi che subordino la richiesta dei comuni per l’installazione di impianti eolici ad un piano regionale al quale attenersi, che tuteli le aree protette e quelle classificate di valore paesaggistico, oltre ai centri urbani. Ma quello di Legambiente non vuole essere un no ideologico, e per scansare la facile tentazione del pensiero semplicistico “eolici si, ma non a casa mia”, propone che in casi come quello di Ferentillo, a prescindere dall’origine della disputa, si attivino strumenti reali di partecipazione pubblica sin dalle prime fasi della stesura del progetto. Iter in cui non rientra il referendum indetto dal sindaco di Ferentillo, Silveri, che così facendo di fatto interroga la cittadinanza su un pacchetto già bello e pronto. Scorciatoia, oltre che poco democratica, che non contribuisce nemmeno all’acquisizione di una maggiore consapevolezza della popolazione che le consenta di esprimersi con piena coscienza sulle sorti future del territorio in cui vive e di meglio comprendere cosa significhi energia rinnovabile, come invece potrebbe accadere se venisse coinvolta sull’intero iter progettuale. Condividi