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di Davide Varì - Liberazione In Italia c'è un'emergenza, l'emergenza razzismo. Si parla del nostro paese in Europa e sono stati nominati esplicitamente i pogrom, i campi di sterminio e le deportazioni, nella seduta straordinaria che il parlamento di Strasburgo ha dedicato al «caso Italia». Si parla degli attentati incendari di Napoli, di Ponticelli- «dove lo Stato ha delegato alla camorra il compito di sloggiare i rom dalla città», come ha ricordato Claudio Fava - e delle deportazioni di massa, delle razzie e dei maltrattamenti contro i rom. E alla fine della seduta, e proprio sulla base di quel che sta accadendo in Italia, l'Europarlamento ha chiesto «con forza l'adozione di una direttiva per difendere i cittadini da ogni tipo di discriminazione». Una «protezione sociale specifica» è stata inoltre chiesta per i cittadini rom. Duro, durissimo il commissario per gli Affari sociali Vladimir Spidla che, nel corso dell'intervento di apertura al dibattito, ha di fatto liquidato e stigmatizzato tutte le decisioni che il governo Berlusconi si appresta a varare in materia di sicurezza e in materia di rom e romeni residenti in Italia. «Quanto avvenuto a Ponticelli - ha dichiarato Spidla di fronte all'Assemblea - non è un fatto isolato, ma è un'azione razzista che rientra nel populismo, in parole di odio». Poi l'atto d'accusa formale: «La commissione Ue condanna vivamente qualsiasi tipo di violenza nei confronti dei rom. Gli Stati Ue devono garantire la sicurezza delle persone sul loro territorio e respingere ogni assimilazione dei rom ai criminali, mostrandosi come esempio di lotta al razzismo e alla xenofobia punendo i responsabili degli attacchi a queste comunità». C'erano due europe ieri a Strasburgo. L'Europa della chiusura, della difesa dei confini che assume i tratti inconfondibili dell'arroccamento culturale fondato sulla paura di qualsiasi forma di diversità. E c'era l'altra Europa: quella dei diritti, della libera circolazione degli individui e della inviolabilità delle libertà personali. E di questa seconda Europa fa di certo parte Viktoria Mohacsi, l'europarlamentare rom-ungherese che nel corso del suo breve tour, nella sua discesa agli inferi nei campi rom italiani ha denunciato una situazione fuori da ogni legalità: i blitz notturni ed i maltrattamenti indiscriminati da parte della polizia e quei campi rom al limite dell'umana civiltà. Una denuncia che ha ripetuto nel corso della seduta di ieri a Strasburgo: «In Italia - ha detto Mohacsi - c'è una politica che associa i rom alla criminalità facendo diventare i rom stessi un capro espiatorio elettorale. In Italia - ha concluso l'europarlamentare - si parla dei rom per distogliere l'attenzione dei cittadini dai problemi reali del paese». Altrettanto dura la denuncia di Roberto Musacchio eurodeputato della Sinistra europea: «E' molto grave quello che sta accadendo in Italia. C'è un uso politico della paura, ad esempio della "fobia da Rom" al fine di conquistare consenso elettorale; l'evocazione della paura come base della cattura di voti. Ma così facendo - ha concluso Musacchio - si uccide la politica e la democrazia, si avvelena la convivenza e si distrugge quella civiltà che l'Europa è chiamata a promuovere». Vibrante e appassionato l'intervento di Marco Pannella: «In Italia non c'è democrazia e non c'è pace per i rom. Abbiamo il diritto e il dovere di autoaccusarci, abbiamo generato una campagna mediatica vergognosa che ha creato una psicosi collettiva della paura». Ma nella seduta straordinaria di ieri è intervenuta anche l'altra Europa. L'Europa di Borghezio - «dobbiamo affrontare con realismo e senza paraocchi buonisti l'emergenza creata dall'invasione dei rom rumeni», ha detto l'eurodeputato leghista - e quella di Roberto Fiore, che parla di «entrata indiscriminata di centinaia di migliaia di persone». Tiepida la posizione del capogruppo socialista Martin Schulz. Dopo una chiacchierata con l'ex commissario Ue ed attuale ministro degli esteri, Franco Frattini, Schulz ha ricalibrato la posizione espressa ieri l'altro - «Non dove accadere altrove quello che sta accadendo in Italia», aveva detto - ed ha affrontato la questione rom come problema generale che riguarda l'Europa intera. Ma le parole del commissario Vladimir Spidla non riguardavano solo la questione rom. Nelle ore in cui il governo italiano annunciava il reato di clandestinità ed espulsioni facili e immediate anche per i cittadini comunitari - i comunitari romeni ovviamente - Spidla era costretto a ricordare che «l'esclusione dei cittadini dell'Unione europea da un altro Stato membro Ue è una misura estrema. Una limitazione di quelle che sono le libertà fondamentali del trattato Ue. Una decisione di espulsione - rocordava Spidla - può essere presa esclusivamente caso per caso con la garanzia delle procedure e le condizioni di fondo che devono essere rispettate». Laconico il commento che arriva da Gianni Alemmano, l'unico esponente di destra che si è degnato di rivolgere lo sguardo a Strasburgo: «L'Europa non ha capito». E mentre l'Europa "processava" l'Italia, i rom, i protagonisti dell'intera vicenda, iniziavano a far sentire la propria voce chiedendo un intervento immediato dell'Europa, un vero e proprio s.o.s. «contro il clima culturale razzista e xenofobo che si sta diffondendo nel nostro paese e che sta determinando pesanti conseguenze sul piano delle libertà e della democrazia, chiede un intervento urgente del Parlamento europeo». Una lettera inviata da una rete di associazioni di rom (Federazione rom e sinti insieme; Arci, AsgiI, OsservAzione e Centro Astalli). Condividi