di Paolo Flores d’Arcais "Hannah Arendt, che di totalitarismi qualcosa capiva, ha insistito incessantemente che per una democrazia la minaccia e il rischio totalitario cominciano quando governo e politici negano le “modeste verità di fatto”. Ora, quello che colpisce nel “caso Travaglio”, o almeno dovrebbe se nel nostro sciagurato belpaese fossero ancora attivi anticorpi di elementare democraticità, è che nessuno fin qui ha messo in discussione la realtà delle “modeste verità di fatto” puntualmente ricordate da Marco Travaglio. L’alluvione di attacchi, vaderetro e altre contumelie utilizza ogni arma della più vieta retorica, ma il servo vituperio tace fragorosamente sull’unica questione che conti: lo statuto verità/falsità di quanto Travaglio, da modesto cronista quale si presenta e rivendica, ha puntualmente riferito. Nel variopinto sabba delle scuse che tutti si sentono in dovere di sciorinare per l’indicibile che Travaglio, da giornalista-giornalista, ha invece detto, pesa come un macigno l’unica scusa che latita: quella verso le “modeste verità di fatto”, degradate a opinioni, secondo un rituale antidemocratico che è già fuga dalla libertà e fuga dal giornalismo. Che è già e più che mai REGIME. Aspettiamo perciò che qualche voce non isolata e se possibile autorevole, dia voce ai principi elementari della democrazia. E’ vero che il coraggio, chi non l'ha, non se lo può dare, ma è ancora più vero che chi tace, di fronte a casi tanto gravi, incoraggia future censure e getta la sua pietra, o foss’anche il suo sassolino, nel linciaggio contro le libertà liberali." Condividi