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di Stefano Vinti* Rifondazione Comunista concorda pienamente con la presa di posizione del Segretario della Camera del Lavoro, Mario Bravi, quando afferma “abbiamo nel nostro paese, ma soprattutto nella nostra provincia, un problema salariale a cui va data una risposta immediata”. Esatto, è quello che il PRC dell’Umbria sta dicendo da anni: in Umbria esiste una grave “questione salariale” in quanto i lavoratori della nostra regione percepiscono mediamente un salario mensile inferiore del 10% rispetto ai salari medi dei lavoratori del centro-nord. Una “questione salariale” che non riesce ad entrare nell’agenda politica regionale e tanto meno in quella istituzionale. Rifondazione Comunista sollecita le forze sindacali, il Partito Democratico, e tutte le rappresentanze sociali a farsi carico del problema al fine di arrivare ad un giusto equilibrio salariale in grado anche di salvaguardare il potere di acquisto degli stipendi e delle pensioni, “massacrati” dal caro vita incontenibile. Occorre una risposta forte da parte delle forze progressiste in quanto la Confindustria ha indicato nello smantellamento del Contratto nazionale del lavoro il principale obbiettivo dell’iniziativa imprenditoriale. La Confindustria dimostra grande sintonia con il Governo Berlusconi che vuole detassare gli straordinari, offrire premi e regalie aziendali per sostituire la contrattazione collettiva con il paternalismo individuale. Innovazioni dal vago sapore ottocentesco. Sul punto in cui Bravi chiede una risposta positiva al documento di CGIL, CISL e UIL sulla riforma degli assetti contrattuali da parte delle associazioni delle imprese, si registra un dissenso. Infatti tale documento modifica il modello di sindacato generale, rivendicativo e conflittuale, che ha contribuito, in maniera decisiva, all’emancipazione dei lavoratori e ha diffuso la conquista dei diritti del mondo del lavoro, ad un vago interclassismo sindacale. Per questo Rifondazione Comunista ritiene urgente costruire un vasto schieramento di forze sociali e politiche in grado di opporsi a tale disegno regressivo, rilanciando il movimento di lotta per il salario e il ripristino di un meccanismo di recupero automatico del potere di acquisto delle retribuzioni e delle pensioni ( ”nuova scala mobile”), contro lo sfruttamento del lavoro precario (compreso il lavoro autonomo) e per l’aumento delle pensioni. *Presidente gruppo regionale Prc Umbria Condividi