di Nicola Bossi
Guardare, manifestare, piangere e arrabbiarsi a Torino, per cercare di prevenire a Terni. C'è anche questo pensiero negli occhi deli umbri che questa mattina, alle 7, sono arrivati alla Thyssen di Torino per protestare e ricordare i colleghi morti e quelli gravemente feriti. Un pullman di metalmeccanici, Rsu e molti sindacalisti da Terni è arrivato in terra piemontese. Inevitabile, prima che parti il coorteo, toccare, abbracciare e disperarsi insieme ai familiari delle vittime. In particolare con uno: il padre di Santino che per tutto il tempo tiene alto un giornale borghese con le foto dei ragazzi che non ci sono più e con quelli che sopravviveranno saranno come morti.
Il padre di Santino grida i nomi dei morti: scendono applausi. I ternani riflettono: pensano anche ai loro amici vittime del lavoro. Pensano a tutte le volte che si sono salvati per miracolo. E pensano quanto è difficile vivere in una fabbrica come la Thyssen che oggi c'è e domani no. Il padre di Santino distoglie tutti con il suo dolore. "Lo avete cambiato di turno una settimana prima che morisse, lui non voleva. Sono testimone, lo avro' sempre nel cuore", urla il fratello di Santini.
Alla partenza del corteo c'erano piu' di diecimila di persone. Dopo lo striscione delle Rsu vi sono i gonfaloni del Comune di Torino, della Regione Piemonte e della Provincia di Torino con il sindaco Sergio Chiamparino, la presidente della Regione, Mercedes Bresso, e il presidente della Provincia, Antonio Saitta. Dietro lo striscione di Cgil-Cisl-Uil con la scritta ''Basta morti sul lavoro''.
Ci sono numerosi esponenti politici, i ministri Livia Turco e Paolo Ferrero, il segretario di Rifondazione, Franco Giordano, il vicesegretario del Pd, Dario Franceschini, il capogruppo alla Camera di Rifondazione, Gennaro Migliore, il presidente del Consiglio regionale, Davide Gariglio Alcuni.
Si piange ma si recrimina anche per quella svendita aziendale che porterà alla chiusura della Thyssen: "Ci ha venduti per 15 mila euro, ci ha abbandonato'', dicono riferendosi alla buona uscita concordata per i dipendenti per la dismissione dell' impianto. Un gruppo scandisce anche i nomi dei tre dirigenti indagati per la strage. Tutti vogliono giustizia. Niente resurrezione, ma giustizia sì.
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