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di Franco Calistri* Bene ha fatto Rifondazione Comunista di Perugia ad organizzare in forma di Assemblea pubblica un momento, una prima occasione di discussione comune, di confronto aperto a Sinistra. Di fronte ad una disfatta elettorale come quella del 13 e 14 aprile, che rappresenta anche la sconfitta e la messa in discussione di un progetto politico, o, se vogliamo, delle modalità con le quali si è costruito e proposto agli italiani attraverso l’esperienza della lista Sinistra Arcobaleno il progetto politico di una nuova e rinnovata Sinistra, sarebbe una iattura se si rispondesse rinchiudendoci ciascuno nel suo sempre più angusto recinto. La discussione, non solo deve coinvolgere in maniera unitaria tutte le forze politiche della Sinistra (naturalmente quelle che ci stanno e che pensano che il progetto politico di una unita e rinnovata Sinistra non vada abbandonato) ma va portata all’esterno, perché tra le cause, non ultima, della sconfitta di Sinistra Arcobaleno vi è la scarsa credibilità del progetto politico. E a proposito di scarsa credibilità (e questo va detto chiaro e forte, facendo nomi e cognomi, come sottolineato in alcuni interventi nel corso dell’Assemblea) era difficile convincere gli italiani a votare Sinistra Arcobaleno, quando una parte delle forze politiche aderenti al patto costituente di Sinistra Arcobaleno, per prime apertamente dichiaravano di non condividere il progetto. E questo si è visto in campagna elettorale, si è visto immediatamente dopo. Non erano ancora definitivi i dati elettorali che qualcuno dichiarava la fine dell’esperienza unitaria ed il ritorno alle pratiche del passato. Una scarsa credibilità perché buona parte della campagna elettorale di S.A. era centrata sul fatto che in queste elezioni era in gioco l’esistenza stessa della sinistra. Gli italiani, con il voto del 13 e 14 aprile hanno risposto che si può tranquillamente fare a meno della sinistra politica (come per altro avviene in altri paesi), in particolare di una sinistra che non è in grado di dare risposta ai loro concretissimi problemi. In molti interventi si è sottolineata la “lontananza” della Sinistra dai problemi quotidiani delle classi meno abbienti del paese. La campagna elettorale, per tipo ed intensità di iniziative, vicinanza ai luoghi di lavoro, e così via, non è stata diversa rispetto a quelle del passato. Non è che nelle altre campagne elettorali la Sinistra si presentava con programmi di versi o con una maggiore capacità di ascolto dei bisogni dei cittadini. Certo il giudizio critico sull’esperienza della partecipazione della Sinistra al governo Prodi, ha pesato, ma non spiega il fatto che, in Umbria, 33.000 elettori di Sinistra nel 2006 abbiano deciso di votare P.D. La questione, dunque, non è la maggior o minor distanza dai problemi, il conoscere o meno il costo di un litro di latte, quanto l’essere percepito come soggetto politico in grado di aiutare la soluzione di questi problemi, essere una forza politica utile. La Sinistra Arcobaleno, complice anche questo sistema elettorale, presentandosi dichiaratamente e programmaticamente forza di opposizione si è automaticamente messa fuori gioco: una Sinistra di questo tipo, o così percepita, come minoritaria e di opposizione non serve, non è compresa soprattutto da un elettorato di Sinistra che ha vissuto (o si ricorda) l’esperienza di quella sinistra politica di massa che fu il Partito Comunista Italiano. La questione è esattamente questa, l’essere percepito o meno come forza utile, indispensabile per il paese. Allora che fare per ritornare ad essere forza “utile” per quella parte d’Italia, indispensabile per il progresso del paese? La partita è complessa, ma ci sono alcuni elementi sui quali giocare. Primo fra tutti la sconfitta del Partito Democratico e della strategia della “corsa solitaria”. E’ ormai chiaro a molti nel P.D. che con questa strategia, stante gli attuali nove punti percentuali di distanza tra le due coalizioni (esattamente quanti erano nel 2006), si consegna il paese almeno per altri dieci/quindici anni a Berlusconi e ai suoi eredi. Si affaccia l’idea di dar vita ad una diversa strategia di alleanze, di aprire nel paese una nuova stagione di alleanza progressista. Affinché ciò avvenga non è sufficiente che il PD superi l’illusione dell’autosufficienza, questo potrebbe avvenire guardando, ad esempio, non a sinistra ma al centro, aprendo all’UDC. E’ necessario che ci sia in campo una Sinistra, radicata territorialmente e socialmente, portatrice di innovazione politica e culturale, proponendosi così e solo così come forza indispensabile al governo del paese, per dare quelle risposte ai concretissimi problemi degli italiani: una sinistra portatrice di un disegno modernizzatore del paese permeata di cultura di governo. Ed è su questo terreno ed in questo contesto che vanno viste la costruzione di alleanze di centro-sinistra per le prossime scadenze delle elezioni amministrative. Non va bene l’impostazione di Veltroni secondo il quale le alleanze per le prossime amministrative si decidono caso per caso. Se così fosse ha ragione Fabio Mussi, quando in un intervista al Manifesto, afferma “rispondiamogli: che vada solo”. Non è possibile tenere la Sinistra fuori da un ragionamento organico di alleanza e chiedergli di essere ruota di scorta sostenendo i candidati sindaci del Partito Democratico. Ma per far questo è necessario che ci sia in campo una Sinistra unita, che in questi mesi abbia avviato unitariamente una campagna di interlocuzione con i territori e le città, individuando programmi e proposte e donne ed uomini da proporre al governo delle città, non un insieme di partitini, ciascuno valutabile attorno all’uno per cento, pronti ad accontentarsi di un posto in giunta. In questi e nei prossimi giorni le forze che hanno dato vita a Sinistra Arcobaleno sono tutte impegnate in una riflessione interna, attraverso i percorsi propri di democrazia interna. Alcune hanno già scelto la loro strada: i Comunisti Italiani, con il progetto di unità dei comunisti (scelta che personalmente ritengo sbagliata, condannando la Sinistra alla marginalità). Sarebbe un passo indietro clamoroso, un errore se da questo dibattito scaturisse l’abbandono del progetto di costruzione di un nuovo soggetto politico della Sinistra: un soggetto plurale, dove per plurale non deve intendersi una giustapposizione di apparati e gruppi dirigenti, ed autonomo, che sappia affermare, con cultura di governo, la propria autonomia. La scelta di ritornare ciascuna a casa propria potrà assicurare una “serena vecchiaia” a pezzi di gruppi dirigenti dell’attuale Sinistra, ma non sarà in grado di rispondere a quell’idea di Sinistra che in molti, anche nel corso dell’Assemblea di venerdì scorso, auspicano, pensano e vorrebbero veder realizzata. *Coordinatore regionale Sinistra Democratica Condividi