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di Tiziana Bartolini, direttrice del mensile Noidonne Il nuovo Parlamento decretato dalle elezioni del 13 e 14 aprile è composto in prevalenza netta da deputati e senatori del Partito delle Libertà e in numero schiacciante da uomini. Ancora una volta. Delle poche donne sapevamo già per via delle liste bloccate, ma almeno rimarchiamolo. In un colpo solo tutto è cambiato: la sinistra è fuori dal Parlamento, il numero dei partiti rappresentati è diminuito drasticamente, i simboli sono tutti nuovi ad eccezione di quello della Lega, l’età media degli eletti si è abbassata. Tutto è cambiato tranne la presenza femminile, che rimane più o meno la stessa dell’ultima Legislatura. Le donne sono escluse dalla rivoluzione del quadro politico nonostante i vari pressing, inclusa la campagna 50E50 e le 125.000 firme raccolte. Per associazione di idee mi viene in mente che nessuno aveva previsto i due dati politici più scioccanti: il calo della Sinistra l’Arcobaleno e la crescita della Lega. Evidentemente ci sono larghi strati di società con i quali si sono persi i contatti, è un paese sconosciuto con cui non c’è sintonia soprattutto sui temi delle conquiste civili. E’ un terreno, quello dei diritti, che la sinistra e i movimenti delle donne hanno percorso con linguaggi e messaggi che cospicui segmenti della popolazione non capiscono. Per questo la vittoria delle destre è culturale prima che politica, fatto che richiede, prima di tutto alle donne, l’elaborazione di nuove modalità di pensare e di essere della politica stessa. Forse è proprio ora che la differenza delle donne potrebbe guidare e prevalere. A partire dalla Costituzione, dove si giocherà la partita decisiva, non solo per le donne. Condividi