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Una recente notizia Ansa (220) riporta alcuni commenti del Pontefice, Benedetto XVI sui trent'anni della 194, la legge che ha legalizzato in Italia l'interruzione di gravidanza. Per il Pontefice la legge sull'aborto ha creato «una mentalità di progressivo svilimento del valore della vita» e «un minor rispetto per la stessa persona umana». In occasione dell'udienza, nell'aula delle Benedizioni, ai membri del Movimento per la vita, Benedetto XVI ha condannato la legge 194: «L'aver permesso di ricorrere all'interruzione della gravidanza -dice - non solo non ha risolto i problemi che affliggono molte donne e non pochi nuclei familiari, ma ha aperto una ulteriore ferita nelle nostre società, già purtroppo gravate da profonde sofferenze». Il papa, come ha riportato oggi l'Unità, ricevendo in Vaticano mille volontari del Movimento per la Vita, ha invitato a «unire gli sforzi» affinchè i pubblici poteri assumano e mantengano impegni concreti in questa direzione. «La vostra visita - ha sottolineato Ratzinger rivolgendosi ai membri del Movimento per la Vita - cade a trent'anni da quando in Italia venne legalizzato l'aborto ed è vostra intenzione suggerire una riflessione approfondita sugli effetti umani e sociali che la legge ha prodotto nella comunità civile e cristiana durante questo periodo". Benedetto XVI ha affermato altresì «che diversi problemi continuano ad attanagliare la società odierna, impedendo di dare spazio al desiderio di tanti giovani di sposarsi e formare una famiglia per le condizioni sfavorevoli in cui vivono» e cita la mancanza di lavoro sicuro, legislazioni spesso carenti in materia di tutela della maternità, l'impossibilità di assicurare un sostentamento adeguato ai figli. Anche in caso di "gravidenze difficili" il papa ha ribadito che «È necessario testimoniare in maniera concreta che il rispetto della vita è la prima giustizia da applicare. Per chi ha il dono della fede questo diventa un imperativo inderogabile». C'è da supporre a questo punto che, secondo quanto affermato, non esista una buona ragione per interrompere una gravidanza, non una violenza sessuale, non condizioni critiche psicofisiche della madre, non malformazioni del feto o rischi per madre e figlio. Sembra, tuttavia, impossibile affermare di voler rispettare la vita condannando una legge, la 194, che oltre ad avere diminuito drasticamente il numero degli aborti proprio il rispetto per la capacità decisionale della madre, e quindi per la sua vita e quella del nascituro, ha sancito per la prima volta in Italia. In fase elettorale molti esponenti politici di entrambi gli schieramenti avevano preso distanze da revisionismi volti a minare le garanzie di tutela verso la donna e il nascituro sancite dalla legge 194. Condividi