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di Nicola Bossi Si andrà al congresso e ci si andrà con mozioni e non con tesi. Lo aveva chiesto Acerbo, il portavoce protempore del partito, e anche tanta gente normale che chiamano la base. Meglio la mozione - si è detto e si è votato al Consiglio nazionale del partito - perchè sembra essere uno strumento di indirizzo e non di guerra interna, anche se ci dovrà essere una linea che vince sull'altra. Il Consiglio nazionale dunque vuole tenere in vita Rifondazione comunista nel suo momento storico peggiore: divisi ma alla fine uniti non è la parola d'ordine ma il grande auspicio di tutti. Saranno cinque le mozioni che a fine luglio (il congresso andrà in scena il prossimo 23-24-25-26-27 luglio a Chianciano) )dovrà ridare una linea programmatica, politica e culturale a Rifondazione comunista che, comunque, non ha abbandonato l'idea di una unità della sinistra, magari federale. Cinque, dicevamo, i gruppi politic scesi in campo per aiutare il partito ad avere una nuova identità. Ci sarà la cordata dell'ex presidente Giordano che può contare sull'appoggio di Bertinotti e Nichi Vendola, c'è il nuovo asse dell'ex ministro Ferrero con il leader di "Essere Comunisti" Grassi, in campo anche la mozione Russo-De Cesaris, il movimento de L'Ernesto e la mozione definita Falce e Martello. Tante cordate per altrettante idee di partito: cinque giorni per discutere, arrabbiarsi e ripartire. L'attraversata nel deserto non ha ancora una rotta, ma la carovana di Rifondazione si è messa di nuovo in cammino. Condividi