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PERUGIA - La microfinanza quale strumento per rilanciare l’economia del territorio ed il microcredito per consentire l’accesso agli strumenti finanziari alle categorie deboli catalogate come “sub-prime lending”, il tutto per costruire una valida leva per combattere anche la piaga dell’usura e favorire l’emersione del sommerso. Di questo si è discusso oggi alla Provincia di Perugia, nel corso di un incontro – promosso dalla Presidenza del Consiglio con il patrocinio dell’Upi (Unione province italiane). a Parlarne, oltre a numerosi esponenti dell’ente, fra i quali il presidente del Consiglio Annina Botta, e gli assessori all’Economia Daniela Frullani e alle Politiche del lavoro, Giuliano Granocchia, anche rappresentanti del sistema camerale, dei consorzi di garanzia, degli istituti di credito, delle organizzazioni sindacali, oltre a micro imprenditori ed esponenti dell’imprenditoria femminile locale. Tutto il sistema Umbria deve essere ripensato – ha sostenuto oggi Frullani – alla luce delle difficoltà presenti, fra le quali ha indicato l’evidente gap infrastrutturale che penalizza il nostro territorio, la mancata sinergia fra il mondo della ricerca e dell’innovazione e quello delle imprese, le lentezze burocratiche, il ruolo giocato dalle multinazionali e le caratteristiche peculiari del panorama industriale umbro. A proposito di queste ultimo ha evidenziato come la nostra caratteristica più evidente stia nella diffusione di microimprese che, oltre a registrare un particolare dinamismo imprenditoriale sono in sofferenza per l’assenza di consorzi di servizi in grado di offrire loro quella capacità innovativa della quale abbisognano. Preso atto di ciò la Provincia si chiede però in che modo, nella sua qualità di ente competente per l’area vasta, possa contribuire all’innovazione di questo frastagliato tessuto socio-economico, non nascondendosi che anche da noi sono comunque presenti luce ed ombre: tra le prime la crescita di un’imprenditoria femminile sostenuta dalla legge 125/91 e la filosofia di fondo dei processi economici che si traduce in innovazione ed accompagnamento fattivo. Tra le ombre, invece, le lacune presenti nella stessa legge 125/91 che andrebbe rivista poiché solamente il 7 per cento delle domande ammissibili vengono attualmente finanziate. Ed è proprio in questo interstizio che si pone il problema dell’accesso al credito che è rimediabile con il ricorso al cosiddetto “microcredito”. Per l’assessore Granocchia acquista perciò una rilevante importanza capire come la microfinanza possa inserirsi nella complessità degli strumenti a disposizione delle aziende e, soprattutto se può aiutare per davvero a fare impresa. Una microfinanza – ha spiegato – che si caratterizza con importi molto contenuti che hanno quindi una bassa incidenza sulle sofferenze del portafoglio crediti del settore. Ed il microcredito rappresenta anche un valido strumento per combattere il fenomeno dell’usura, promuovere efficacemente lo sviluppo economico e sociale del territorio e far emergere il sommerso, attraverso l’ufficializzazione di micro attività che sono stimolate ad uscire allo scoperto per poter accedere a questi servizi finanziari. Tuttavia, per fare in modo che quella del microcredito diventi una pratica sempre più diffusa, si rende necessario il coinvolgimento di più soggetti, come il sistema camerale (quale promotore di tutte le attività accessorie alla realizzazione dell’intervento), i consorzi di garanzia fidi (che si impegnano a coprire il 50% dei rischi connessi all’operazione), gli istituti di credito, gli enti locali, le organizzazioni sindacali, i micro imprenditori stessi che verranno messi in grado di realizzare le proprie idee, finalmente liberi da condizionamenti e sopraffazioni di qualsiasi sorte e natura. Un progetto la cui concretizzazione passa per due fasi ben distinte e tra loro indipendenti. La prima per testare un’attività propedeutica di pianificazione che consenta di verificare la validità dell’idea progettuale e di gettare le basi per la creazione di un “network” di sostegno composto da consulenti in micro imprese, mettendo assieme le competenze presenti nelle diverse associazioni di categoria. La successiva per arrivare alla stipula degli agreements con banche e confidie all’erogazione materiale dei prestiti alle micro imprese, oltre che all’attivazione di appositi centri di assistenza, coinvolgendo in ciò anche le associazioni di categoria, le Amministrazioni locali e provinciali, le fondazioni bancarie e antiusura. Per ultimo, c’è da valutare il riflesso positivo che questo progetto può giocare dal punto di vista occupazionale, in particolare per i giovani, grazie alla creazione di nuove ed interessanti opportunità di lavoro. Condividi