donne lavoro.jpg
di Isabella Rossi Un protocollo d’intesa tra la Direzione Generale del Lavoro per l’Umbria e la Consigliera di parità della Regione Umbria, Marina Toschi, è stata siglato questa mattina a Palazzo Cesaroni. L’obbiettivo è nobile: istaurare un più stretto rapporto di collaborazione fra le istituzioni al fine di arginare e prevenire i fenomeni, tristemente diffusi in Italia, della discriminazione delle donne sul posto di lavoro. Con il nuovo accordo un’ informazione tempestiva delle Consigliere dell’Umbria, provinciali e regionali, a segnalazione di eventuali casi di squilibri rilevati nelle aziende umbre permetterà una maggiore sinergia istituzionale. La collaborazione riguarderà, inoltre, tavoli tecnici di studio, sviluppo di una modulistica più idonea, raccolta e scambio di materiale normativo fra le parti e l’organizzazione di una giornata annuale di studio con la partecipazione dei Direttori delle Direzioni Regionali e Provinciali del Lavoro, le ASL-PSAL, le Organizzazioni Sindacali e le Associazioni datoriali, le Consigliere di Parità regionali e provinciali e della rete nazionale. Il protocollo, fortemente voluto da Marina Toschi, non sarà un rimedio definitivo alla discriminazione femminile che si nutre in Umbria come in tutto il paese di una tradizione antica e radicata alla quale la politica non ha potuto, o non ha voluto, sinora fornire un’alternativa efficace. L’atto di per sé dimostra, tuttavia, un’effettiva presa di coscienza e la volontà di arginare il diffuso fenomeno che ha portato l’Italia ad essere considerato come il paese più scopertamente maschilista d’Europa. Una nomina dovuta solo in parte a quegli atteggiamenti dei politici italiani che all'estero non trovano i margini di tolleranza usuali nel Belpaese.Sono i fatti a consolidare l’immagine di un paese che si ostina a sbarrare le porte alle sue cittadine. Il 56% circa delle donne italiane in età da lavoro sono disoccupate. Sulle cifre che riguardano l’occupazione, poi, spesso non si fanno distinzioni tra precarie e occupate a tempo indeterminato. E il precariato in Italia, come dimostrano i dati è tinto di rosa. “Lo squilibrio di genere rimane uno svantaggio a carico delle donne” ha affermato Marina Toschi “e’ necessario intervenire con le nuovi prassi e sanzionare chi alimenta questo divario”. La prima forma di discriminazione sono le molestie, in casa e nei luoghi di lavoro, poi la difficoltà di accesso al luogo di lavoro e quella di permanenza dopo la prima gravidanza, ha chiarito la Consigliera. Claudio Bellaveglia, Direttore della Direzione Regionale del Lavoro, ha affermato che sono le aziende manifatturiere a presentare il maggiori numero di casi di irregolarità nei rapporti di lavoro che riguardano le donne. L’irregolarità principale è quella del lavoro nero, seguita da difformità di trattamento e mancata applicazione dei contratti collettivi. Dal 1981 questi reati sono stati depenalizzati e si configurano ora come illeciti amministrativi. Secondo il dottor Bellaveglia in questo modo si è creato un deterrente di maggior efficacia, visto che la pena pecunaria è temuta maggiormente. Per quanto riguarda il cosiddetto fenomeno della “lettera firmata in bianco” quella pratica diffusa nel Belpaese che vuole che la donna al momento dell’assunzione venga pregata di firmare le sue dimissioni, le quali possono poi essere utilizzate dalla proprietà in caso di gravidanza, l’Umbria sembra non presentare dati statistici rilevanti. Pur tuttavia, ha affermato Marina Toschi, “il fenomeno esiste. Ovviamente, è difficile dimostrarlo, ma circa la metà delle donne occupate lascia il posto di lavoro alla nascita del primo figlio.” Le maggiori anomalie riguardano, come sempre, le aziende di piccole dimensioni. Quelle con un numero di dipendenti superiori a 100, ad esempio, sono maggiormente monitorate e hanno l’obbligo di stilare un rapporto biennale che riferisce sul trattamento di uomini e donne. Di questi rapporti il Dottor Bellaveglia ne ha visti diversi lavorando fuori regione, e “su 100 dipendenti totali, le donne erano sempre ‘un di cui’”. Una piccola metafora per ricordare che la presenza delle donne nel mercato del lavoro in Italia, nella modulistica come nella cultura, ha tuttora una connotazione esotica, come se, insomma, fosse una deroga alla "normalità" che le vuole ancora, ostinatamente, prigioniere delle mura domestiche. Condividi