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di Angela Mauro Pd: D'Alema e Bersani attaccano Veltroni e ipotizzano un dialogo con la sinistra. Uno scenario possibile? Sono interessato alla riflessione di D'Alema e di chiunque proponga di mettere in discussione il bipolarismo schematico. Ma l'ambizione della sinistra è di non chiedere una mano a nessuno, D'Alema compreso. Ora è necessario lavorare alla costruzione di una proposta politica che legittimi la sinistra nella società, visto che siamo stati elettoralmente inceneriti come da fulmine. L'esigenza di un soggetto politico di sinistra resta. Impresa difficile, di fronte a tipi come il neosindaco di Roma Alemanno che sembra impegnato su scelte politiche molto popolari. C'è il rischio che questa destra dia scacco matto su tutto... Non dobbiamo essere annichiliti dal timore che le politiche di una certa destra possano essere popolari. Dobbiamo essere in grado noi di costruire una proposta che, come scriveva domenica scorsa Bifo su Liberazione , rifiuti una doppia introiezione della paura: quella della destra e quella della sua legittimazione nella società. Sta a noi trovare la capacità di sovvertire le letture consolatorie e difensive di una certa sinistra moderata e contrastarle con un pensiero forte e la valorizzazione della nostra cultura politica. Penso ancora che vada contrastata l'idea che la violenza e la discriminazione siano elementi fondanti del consenso, il modo per farlo sta in una pratica della non-violenza che riguardi però il senso comune. Non dobbiamo aver paura del possibile, non dobbiamo temere l'inevitabile. Cioè? Cioè tutti i cambiamenti. L'idea che sta alla base della vittoria della destra è non affermare il cambiamento. Invece, noi dobbiamo essere convinti delle possibilità di miglioramento della nostra società. Siamo stati sconfitti perchè visti come chi voleva difendere lo status quo. Ora dobbiamo costruire una strategia più capace, inventare nuove forme di rappresentanza. Nella crisi politica della sinistra il tema della democrazia non è solo evocazione ma necessità. Chi dice ripartiamo dal basso senza dire "come, perchè e con chi" rischia di rifugiarsi in una sorta di nicchia sociale senza potenzialità di cambiamento. Penso all'ultima discussione dei nostri vecchi compagni di strada del nord est che ora si dicono "marxisti non di sinistra" e si sentono "base" senza indicare strumenti. Oggi dobbiamo essere capaci di acquisire anche forme di discussione che consentano di superare i limiti della democrazia rappresentativa che non basta più per una società complessa come la nostra. Bisogna prendere esempio dall'esperienza di varie amministrazioni locali in Emilia Romagna, che si sono cimentate sui bilanci partecipativi guardando a quanto fatto in altri posti d'Europa e in Sud America. Ricordo ai tanti che evocano una reale vicinanza ai movimenti - siccome io penso di averli frequentati abbastanza - che la difficoltà della nostra azione con i movimenti si è determinata con la partecipazione del Prc al governo ma anche perchè molte relazioni di movimento sono diventate asfittiche quanto più si misuravano sulle identità. Penso ai social forum, che invece di essere la base di un processo costituente diventarono intergruppi, o alla rottura dei Disobbedienti dopo il Trainstopping. Quando vuoi affermare una tua identità presuntamente fissa a danno degli altri e non come contributo alla ricerca comune, finisce che quella identità la usi come una minaccia e non come occasione per una reale capacità di confronto. E' vero che la sinistra ha perso perchè è diventata salottiera? E' un'obiezione fuorviante. Una certa destra più che i salotti frequenta i poteri forti e ha sempre "mixato" il populismo con la capacità di essere vicino alle persone. Lo fa Berlusconi, pur essendo straricco. Il punto per noi è interpretare un progetto di società. Si è diffusa la sensazione che non fossimo capaci di farlo. Sembravamo più pronti a protestare con i comunicati stampa piuttosto che a praticare scelte decisive. Nè si può spiegare il fallimento del governo solo come un complotto dei poteri forti. Il punto è il nostro progetto di società, la nostra capacità di intervenire sui nessi che si sono interrotti. Non si può essere incerti bisogna costruire proposte chiare. Abbiamo detto che la Sinistra Arcobaleno non era un cartello elettorale quando invece lo era e la gente non ha avuto fiducia in noi... Che pensi di chi come De Rita crede che se si fosse votato tra due anni, la sinistra ce l'avrebbe fatta? Concordo ma bandirei questo tipo di discussione: rischia di essere un esercizio autoconsolatorio. La nostra principale responsabilità è non aver capito la portata della sconfitta. E ora dobbiamo ripartire dall'ambizione di costruire uno spazio politico in cui ci sia meno preoccupazione per le soglie di sbarramento delle leggi elettorali. Considero sbagliata la proposta di Franceschini perchè riferita alle europee ma non mi confondo con i vari La Malfa e Palermi che si oppongono per difendere la sopravvivenza di piccole entità politiche. Nonostante la sconfitta, la mia ambizione non è pormi il problema dello sbarramento. Se non fossimo una forza con ambizioni rappresentative non avremmo una funzione sociale, la sinistra non può essere una bandierina per conservare uno scranno ai suoi dirigenti... Torniamo al Pd. Il dialogo con loro dipende da quanta opposizione faranno in Parlamento? Il Pd farà quello che ritiene opportuno. Io spero di convincere quanta più gente possibile che la sua iniziativa non è sufficiente a rappresentare il panorama politico italiano. Il punto è un altro: io valuto la ripresa del dialogo con il Pd a partire dalla nostra capacità di elaborazione e crescita. Sarebbe paradossale definirsi dalemiani o altro: richiama un vizio antico di subalternità. Prima dobbiamo sviluppare la nostra autonomia fino in fondo, poi si vede. Bisogna anche vedere se ci sarà il Pd tra due anni e che tipo di Pd sarà... Insomma, non serve ragionare ora marzianamente di un processo senza che il progetto esista, perchè oggi non esiste un progetto di governo nazionale ma solo di opposizione della quale io faccio parte e voglio tessere più tela possibile. Anche, soprattutto di fronte a cruenti fatti di cronaca. Parlo di Verona. Va intrapreso un percorso di ripresa di parola di quelle realtà della periferia opulenta del paese. Ma non possiamo rifugiarci nell'antifascismo militante, serve un antifascismo democratico capace di mettere in discussione quel modello che è un tratto malato della nostra società. Stanno qui le ragioni di una politica di sinistra. Ma vedo che le parole di Fini, che considera meno importante l'omicidio di Verona rispetto alle proteste alla Fiera del libro di Torino, suscitano indignazione: significa che non dobbiamo dare per scontato che questa destra abbia tutte le carte per comprendere il sentimento popolare, ci dobbiamo togliere dalla testa l'idea della invincibilità altrui. Il punto per noi è collegare la volontà di ricostruire un nostro discorso politico con l'efficacia: se in partenza pensi che sia inutile, resta inutile. Ottimismo? No, realismo. La battaglia politica di costruire la sinistra per dare rappresentanza agli interessi più deboli va presa sul serio: non è costruzione ideale e autorappresentativa. Il congresso di Rifondazione. Sei della minoranza Bertinotti-Giordano contraria a un congresso a tesi? Una discussione per tesi mi ricorda una massima: "Solo chi non fa, non sbaglia". Io penso che sia meglio sbagliare e correggersi in una discussione piuttosto che privare le persone della libertà di esprimere chiaramente le proprie posizioni. Il congresso dovrà essere spazio di liberazione dentro Rifondazione e garantire un dibattito limpido piuttosto che la sofisticatezza e le alchimie di una discussione per tesi. Bisogna avere il coraggio di portarle fino in fondo le proprie posizioni politiche. E credo che, pur nel rispetto del dibattito congressuale, vadano coinvolte nella discussione tutte le realtà esterne al Prc e interessate alla costruzione di un soggetto politico di sinistra con nuove forme di democrazia e una nuova idea di sovranità dei territori. Se una critica si può rivolgere al gruppo dirigente è di aver vissuto molto poco il confronto con i territori. tratto da Liberazione del 07/05/2008 Condividi