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C'e' anche Mario Grifoni, di Terni, tra i primi turisti italiani rientrati a Fiumicino dall' ''inferno'' della Birmania. ''E' impressionante cio' che puo' fare la natura - dice con le lacrime agli occhi - Non avevo mai visto nulla di simile: alberi abbattuti, strade allagate, gente disperata senza casa, piccole case tra l'altro, senza acqua ed energia elettrica. E' gente che non meritava tutto cio' - aggiunge - occorrono aiuti subito, piu' passa il tempo e piu' c'e' il rischio di epidemie''. ''Le autorita' birmane si sono fatte cogliere impreparate dal ciclone'' riferisce Silvano Scrimali, un turista rientrato dalla Birmania con tutta la famiglia e inprocinto di proseguire per Catania.''Eppure, come ci siamo resi conto noi stessi consultando le previsioni via internet, si e' trattato di un disastro annunciato con estrema precisione. Con un minimo di organizzazione, forse si sarebbero potute salvare molte vite umane''. Mostra la ''mappa'' del percorso del ciclone stampata con il computer e, con la moglie Grazia cerca di descrivere il disastro di cui sono stati testimoni con tutto il gruppo di connazionali appena giunti a Roma via Bangkok. ''Paura? No, perche' nelle ore del disastro ci trovavamo a Bagon, nel nord del paese. Con le linee aeree interrotte, il trasferimento a Rangoon lo abbiamo fatto in pullman, 18 interminabili ore, e a mano a mano che ci avvicinavamo alla capitale le scene si sono fatte sempre piu' sconvolgenti''. Alla fine non trattiene la commozione al ricordo di un giovane volontario birmano: ''Non aveva piu' notizie della propria famiglia - ricorda - ma continuava a prodigarsi per tutti noi''. ''Per fortuna eravamo lontani dal passaggio di Nargis - raccontano Claudia Lancellotti di Roma e Giuseppe Scarpelli di Cosenza - ma quando siamo giunti a Rangoon, abbiamo potuto vedere con i nostri occhi quello che era successo nella capitale: una vera devastazione. Ora dobbiamo fare di tutto per non lasciarli soli'' Condividi