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Quando ad emigrare eravamo noi Umbri. E' questa la sottile linea di fame che lega molta parte della nostra regione all'Argentina, lo stato delle grandi promesse di lavoro, che dal 1946 stregò, più per fame che per voglia di avventura, oltre 10mila umbri. Gente comune, eccelsa e negativa come capita in tutte le migrazioni, che è stata ricordata ieri in Argentina nella ricerca sociale promossa dall’Istituto per la Storia dell’Umbria Contemporanea (Isuc), e dedicata a “L’ultima emigrazione italiana in Argentina: il caso degli umbri a Buenos Aires”. La ricerca rientra nel quadro delle iniziative della “Settimana Umbria/Argentina”, in corso di svolgimento a Buenos Aires, alla presenza dell’autore, Ariel Mario Lucarini (oriundo italo-argentino), del Console Italiano Aggiunto di Buenos Aires Nicola Occhipinti, del presidente del Consiglio regionale umbro dell’Emigrazione Pavilio Lupini e del Segretario dell’Associazione degli Umbri di Buenos Aires Sergio Ceneri. La maggior parte degli emigranti umbri lasciarono questi territori: Città di Castello, Perugia e Terni, poi dall’Eugubino Gualdese e dalla Valle Umbra. Solo dalla Valnerina non partì nessuno. La ricerca si è basata su una rilevazione – ha spiegato il direttore dell’“Isuc” Alberto Sorbini -, effettuata su un campione rappresentativo di 306 famiglie di origine umbra, in tutto 783 persone nell’area che comprende la città autonoma di Buenos Aires e le località circostanti, quella che viene chiamata la “Grande Buenos Aires”. Ad essere intervistate sono state le famiglie in cui vive almeno un immigrante o una persona di origine umbra, principalmente i “superstiti” del grande flusso migratorio, persone ormai anziane e delle quali, comunque, nessuna ormai ha meno di cinquant’anni. Uno sguardo al passato per capire il futuro. Che cos'è per le generazioni degli ex migranti l'identità? Quali aspettative ripongono da questo doppio passato? “Questa ricerca fa fare un salto di qualità al dibattito sull’emigrazione – ha detto Pavilio Lupini, presidente del Consiglio Regionale Umbra dell’Emigrazione -, nella misura in cui accompagna ai dati una indagine sulle motivazioni e le passioni di chi decise di lasciare la propria terra per emigrare in un paese lontano. Oggi – ha aggiunto Lupini – il problema dell’emigrazione non è più una questione di nostalgia, ma di costruzione di un nuovo rapporto solidale con il paese di origine, che crei qualcosa di nuovo, anche a livello economico. È una proposta – ha concluso – per colorare di ‘locale’ le strategie della globalizzazione”. Condividi