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di Fabio Sebastiani - Liberazione Il modello delle cooperative di consumo ha assestato a Cuorgné un colpo che non vi aspettavate... Non solo in Piemonte, anche in altre parti d'Italia. Come segreterie di categoria abbiamo preso una precisa posizione formale in cui definiamo che le aperture fatte il Primo maggio e il 25 aprile sono da stigmatizzare come una scelta sbagliata. Sono ben tre le ragioni a sostegno di ciò. Innanzitutto, una ragione sindacale. Si tratta di orari di lavoro decisi unilateralmente dall'azienda, senza il necessario confronto con i sindacati. Vuoi dire che hanno fatto il giro tra i lavoratori? Sì, hanno cercato, diciamo così, un confronto diretto e individuale con i lavoratori. Se questo è il tratto distintivo delle relazioni sindacali intese dalle coop, dico perbacco. Vuol dire che le scelte più oltranziste delle parti imprenditoriali fanno adepti anche nel sistema cooperativo. Forzare le aperture in quelle due giornate, per imprese che si richiamano ai valori del lavoro e della resistenza, ci sembra un po' fuori luogo. Infine, la giustificazione del "così fan tutti" e del "mercato tiranno", che abbiamo sentito con le nostre orecchie, ci porta a dire che non ci si può ripiegare in questo modo davanti alle leggi della concorrenza. Non ti sembra che magari in un momento difficile come questo a qualcuno sia venuto in mente di provarci? A me sembra che si sia fatto leva sulla circostanza piuttosto generalizzata che da parte dei lavoratori ci sia bisogno di salari e di reddito. Senza contare che c'è pure un confronto aperto sul rinnovo del contratto di lavoro. Siamo nella fase in cui il tema del lavoro domenicale e della sua gestione ha registrato tra le parti confronti molto aspri. Ci sono ragioni più generali? La scelta da parte delle imprese in questo momento è quella di stringere sul piano dei costi e saltare a pie' pari il rapporto con il sindacato nel quadro di relazioni sindacali consolidate in trenta anni di accordi. Nel mondo della grande distribuzioneprivata il grande capitolo delle tutele collettive e dei diritti sembra svanire. Torniamo agli anni '50? Non so se siamo agli anni '50 ma la situazione è esattamente quella che ho detto. Tutto l'impianto dei diritti collettivi sembra essere fuori luogo. Sta arrivando una ventata di destra nel modo di intedere le relazioni sindacali. Quello che non vorrei che capitasse è che questo vento coinvolgesse il mondo della cooperazione. Siamo in un momento di forte competizione, questo è chiaro. In più c'è da aggiungere le acquisizioni straniere, che si sono portate la loro concezione di rapporto con il sindacato e con i lavoratori. A che punto è il confronto sul rinnovo del contratto di lavoro? Abbiamo chiesto la ripresa del confronto con le cooperative e ci sarà un incotnro a breve ma si tratta solo di una ripresa dei contatti e non della trattativa. Condividi