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C’è da sperare che, dopo il disastroso esito delle elezioni romane, qualche dubbio sulla giustezza della strategia sin qui seguita inizi ad affacciarsi nelle menti dei dirigenti nazionali ed umbri del Partito Democratico, che a caldo, nell’immediatezza del dato elettorale del 14 aprile, andavano tutti soddisfatti di quel 44,4 ottenuto a livello regionale. Al risultato elettorale del Partito democratico umbro ben si attaglia la celebre frase “ hanno creato un deserto e la chiamano pace”. I dati elettorali ci consegnano infatti una realtà di progressivo restringimento del campo del centro-sinistra, a livello nazionale come regionale. Nel 2006 il complesso dei partiti della coalizione guidata da Romano Prodi aveva ottenuto 19.037.901 voti, pari 49,80%. Nel 2008 il campo del centro-sinistra, considerando come tali Partito Democratico, Sinistra arcibaleno, Socialisti ed altri minori del centro sinistra, si restringe a 15.736.345 voti, pari al 43,17%. E pensare che nel 1994 le forze che politiche che oggi si ritrovano nel centro sinistra e che allora si presentarono divise, permettendo così la prima vittoria di Berlusconi, mettevano insieme poco meno di 21 milioni di voti ed una percentuale del attorno al 54%. Stessa musica anche in Umbria. Al 2008 la coalizione veltroniana assieme a socialisti e Sinistra arcobaleno ottiene 297.527 voti rispetto ai 331.560 del 2006, scendendo in percentuale dal 56,5% del 2006 al 52,7%, quasi quattro punti percentuali in meno. Rispetto alle regionali 2005 il calo e di 9 punti e mezzo. Proseguendo di questo passo, a livello nazionale il centro-destra può star tranquillo di governare almeno per altri quindici anni, mentre a livello regionale la situazione inizia pericolosamente scricchiolare. Basti pensare che già da oggi il centro-sinistra non è più maggioranza, oltre ad Assisi e Todi, anche a Foligno, Gualdo Tadino e Bastia, a Spoleto è in vantaggio di uno 0,29%, per parlare solo delle città sopra i 15.000 abitanti. Francamente c’è da stare poco allegri. Se si vuole costruire un’alternativa credibile al centro-destra una qualche riconsiderazione sulla linea politica va fatta. Per parte nostra, fin dall’indomani della sconfitta (che per noi di Sinistra Arcobaleno si è tradotta in una disfatta senza precedenti) ci è parso chiaro che contrastare la destra è possibile solo a partire dalla costruzione di un uovo centro-sinistra. Da soli non si è vinto oggi e non si vincerà domani. E’ necessario lavorare alla costruzione di una rinnovata unione di centro sinistra, che veda partecipe e protagonista una sinistra unita, plurale ed autonoma. Per questo riteniamo che, in un percorso costituente da aprire subito, si vadano a definire valori, contenuti, programmi di un progetto che ha come obiettivo la costruzione di una sinistra in Italia nell’insieme delle sue fondamentali culture politiche, ispirata ad un nuovo socialismo e forte di una cultura di governo capace di interpretare e raccogliere le sfide che il Paese ha di fronte. Come Sinistra Democratica siamo rispettosi del dibattito interno apertosi nelle altre formazioni politiche della sinistra e che porterà alla convocazione entro l’estate di congressi nazionali. Quello che temiamo è che tutto ciò porti ad una chiusura all’interno, o peggio si risolva in un ritorno a polverose certezze del passato, che condannerebbero la sinistra ad un ruolo di marginale testimonianza. E tutto ciò porti a disperdere quel tanto di processi unitari, di “case comuni” della Sinistra, di percorsi di riflessione che, pur con difficoltà, si è costruito in questa campagna elettorale. Si tratta di un piccolo patrimonio che va preservato, se non vogliamo che quel 20% di elettorato di sinistra, o come si usa dire di popolo di sinistra, che questa volta ha deciso di non recarsi alle urne diventi il 30 e poi il 40 e così via in una spirale di desencanto. Condividi