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E` l`uomo delle svolte, o degli strappi. Dal Msi ad An, da Mussolini "statista" alle leggi razziali "male assoluto", dal "mai più un caffè con Bossi" al governo di nuovo assieme, dalla guerra con Berlusconi al Pdl assieme abbracciato in una notte. Gianfranco Fini è tutto questo, ma è anche il leader che ha portato gli eredi del Movimento sociale al governo, primo ministro degli Esteri post missino, ora pronto a diventare terza carica dello Stato. Per dirigere Montecitorio, si sa, bisogna avere polso e sangue freddo. La sua immagine pubblica si nutre da anni di queste caratteristiche. Un giorno, durante un`intervista, Daria Bignardi stuzzicò Fini ricordandogli un soprannome che qualcuno gli aveva affibbiato, `Gianfranco Findus`. Lui al solito non si scompose e replicò, neanche a dirlo, gelido: "Forse perché sono abbastanza freddo, ma credo che un politico debba essere serio". Serio, certo, ma capace anche di sparigliare. Ancora oggi, in An, si ironizza sull`outing giamaicano: "Anch`io ho provato uno spinello, è successo in Giamaica insieme ad alcuni amici", confessò un giorno da Fazio. Non convinse tutti quando aggiunse: "Sono stato rimbecillito per due giorni". Altre conseguenze, ben più dolorose, le provocò il suo annuncio sul referendum sulla procreazione assistita: rompendo il fronte dell`astensione nel centrodestra, e per di più votando tre `sì` ai quesiti, provocò un terremoto che mise a repentaglio la sua stessa leadership nel partito. L`uomo degli strappi, informa Wikipedia, nasce a Bologna nel 1952 da Argenio Fini, volontario della Repubblica Sociale Italiana, e da Erminia Marani, figlia di Antonio Marani, fascista della prima ora, presente assieme a Italo Balbo alla marcia su Roma. Un destino segnato, o forse no. Spiega alla Bignardi lo stesso Fini che la destra italiano deve il suo leader a una strana `collaborazione` fra John Wayne e sessantottini bolognesi: "Fu a causa di un gruppo di estremisti di sinistra che mi impedirono di entrare al cinema per vedere 'Berretti verdi' di Wayne, per ripicca mi avvicinai al Movimento Sociale. Pensi se mi avessero lasciato entrare...". Studia all`istituto magistrale, si laurea in Pscicologia, diventa giornalista professionista. Intanto fa politica, si trasferisce a Roma, a 25 anni assume la guida dei giovani del Msi, proclamato segretario del Fronte della Gioventù. Vive al fianco di Giorgio Almirante, che lo sceglie presto come suo erede (nel settembre del 1987, a Mirabello, lo storico leader della destra lo indica come delfino). Intanto il giovane Fini entra in Parlamento: a 31 anni, nel 1983, viene eletto deputato. Resterà sempre a Montecitorio, dalla nona alla tredicesima legislatura, poi ancora nella quindicesima, in mezzo l`incarico di vicepremier e poi ministro degli Esteri nel II governo Berlusconi. Vent`anni, tanto è durato il suo regno sul Movimento sociale prima, su Alleanza nazionale dopo. Un solo incidente di percorso, nel gennaio del 1990: Pino Rauti gli strappa la guida del partito, ma l`avvicendamento dura solo un anno e mezzo. Due anni dopo, a pochi giorni dal ballottaggio per il Comune di Roma nel quale è candidato contro Francesco Rutelli, la strada di Fini si incrocia con quella di Silvio Berlusconi. "Se votassi a Roma, sceglierei Fini", disse il Cavaliere, sancendo quello che per tutti divenne lo `sdoganamento`. Un percorso che passa per l`esperienza di governo del `94, la svolta di Fiuggi nel 1995, i viaggi in Israele, la denuncia degli errori del fascismo, la netta condanna delle leggi razziali. Svolte digerite a volte con fatica dal partito, a volte con addii: da quello di Pino Rauti a quello di Francesco Storace, passando per Alessandra Mussolini. Svolte, come quella che porta in pochi mesi Alleanza nazionale a confluire nella lista unitaria del Pdl. Mesi drammatici, in via della Scrofa, un percorso a ostacoli che passa per un duello, personale prima ancora che politico, fra i più duri che si ricordino. Il leader di An critica a lungo la strategia di Berlusconi, il Cavaliere lancia il Popolo delle libertà, Fini annuncia in tv: "Non confluiremo mai". Poi bolla quelle del leader di FI come le "comiche finali" e rilancia: "D`ora in poi mani libere su tv e giustizia". Cade Prodi, si riallaccia il filo del dialogo, in poche ore l`annuncio pronunciato da una scala interna di palazzo Grazioli (dopo una notte segnata da un grave lutto familiare, muore la madre): An e FI danno vita al Pdl. L`orizzonte è già segnato: entro gennaio i congressi, poi il partito unitario. Nella vita privata, Fini è reduce dalla recente separazione con Daniela Di Sotto, sposata nel 1988, con la quale nel 1985 ebbe la sua prima figlia, Giuliana, Dopo 19 anni di matrimonio, nel giugno 2007, Fini annuncia la separazione dalla moglie. Nel novembre 2007 viene resa pubblica la relazione con l' avvocato e giornalista Elisabetta Tulliani: a dicembre è nata Carolina Condividi