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"L’influenza della Chiesa e una mancanza di considerazione per l’IVG (Interruzione Volontaria della Gravidanza) fanno aumentare il numero dei praticanti che si dicono “ obiettori di coscienza” come la legge li autorizza. Una scala nascosta accanto al reparto maternità, una targhetta marcata con un quasi illeggibile “centro 194”, un brutto corrimano in ferro mezzo arrugginito, una sala d’attesa trasandata nel seminterrato: è questo il percorso che bisogna fare per arrivare al centro IVG dell’ospedale San Camillo di Roma, il solo insieme al San Filippo Neri ad applicare la legge 194 del 22 maggio 1978, che autorizza le IVG nelle prime settimane di gravidanza e gli aborti terapeutici (in caso di malformazioni) fino alla ventiquattresima settimana, alla sola condizione che siano praticati in una struttura pubblica. Votata sotto la pressione delle femministe, questa legge è sempre piu’ difficile da applicare. Secondo il ministero della Sanità, sette ginecologi su dieci e un anestetista su due si dichiarano obiettori di coscienza. Un aumento di un quarto in quattro anni. Alcune regioni intere come il Molise, la Basilicata, la Sicilia , le Marche, cosi’ anche una grande parte del Lazio non praticano più l’IVG. “Obiettore ultra” Allo stesso tempo, gli aborti sono caduti in trent’anni da 235′000 a 127′000. Le donne che lo praticano sono soprattutto delle giovani dai 20 ai 24 anni, e molte straniere, Rumene e Moldave soprattutto, ma anche Filippine e Cinesi. Queste ultime rappresentano un terzo delle IVG praticate in Italia, tre volte di piu’ che nel 1998. “E’ assolutamente normale che l’obiezione di coscienza si espanda nel corpo medico. I progressi dell’ecografia hanno fatto capire che l’embrione diventa un essere vivente già al concepimento. Si puo’ distinguere rapidamente il suo cervello, la sua colonna vertebrale, le sue mani. Le madri che li vedono muoversi sullo schermo, i medici e gli infermieri la cui vocazione è di fare nascere , sono piu’ sensibili che in passato. Una cultura della vita sta prendendo forma” spiega Enzo Boni, 62 anni, ginecologo dell’ospedale Uberto I, un cattolico praticante che si dichiara obiettore “ultra” Non mette in questione la legge 194 . “E’ una buona legge. L’episcopato la accetta. Senza alcun dubbio bisognerebbe mettere l’accento sul concepimento” dice lui affermando che in nessun momento la chiesa ha incitato i ginecologi a rifiutare le IVG. Gli appelli del Papa contro l’aborto, la fine di un certo militantismo femminista, le campagne per il diritto alla vita come quella del giornalista Giuliano Ferrara, I controlli della polizia che subiscono I “centri 194” non spiegano tutto. Se ci sono meno ginecologi disposti a praticare delle IVG è perché il loro orizzonte professionale è molto limitato. Giovanna Scassellati, responsabile del “centro 194” del San Camillo, parla di “ relegazione”: “ Una volta assegnata a questa struttura, è difficile andare altrove. Il contratto di lavoro non lo permette”. Il suo servizio conta tre ginecologi soltanto, sui trenta totali del San Camillo. L’anno scorso, ha praticato 2470 IVG. “ Inoltre l’80% degli studenti in ginecologia oggi sono donne. E tutte si dichiarano obiettori di coscienza. Come è possible?”, si domanda lei." Tratto da un articolo di Richard Heuzé apparso il 25 aprile su Le Figaro Condividi