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"Continuo ostinatamente a ritenere impensabile che in futuro, in un paese europeo come l'Italia, scompaia qualunque formazione politica di sinistra. Non bisogna disperare: spes contra spem. Una sinistra in Italia c'è. E' necessario lavorare fin da ora a unificare davvero tutte le forze disponibili alla formazione di un partito nuovo, in grado di competere e riguadagnare il suo posto in Parlamento. Progetto possibile solo con una nuova generazione, uomini e donne, militanti e dirigenti. In Sinistra democratica ce ne sono tanti", con queste parole Fabio Mussi commentava appena una settimana fa l'esito drammatico delle elezioni politiche. Oggi, con una lettera, l'ex ministro di Università e ricerca ha informato la direzione del Movimento, riunitasi a Roma, delle sue dimissioni da coordinatore nazionale di Sinistra democratica. "Vicende personali e politiche si intrecciano", scrive Fabio Mussi, reduce da un delicato trapianto di rene. "In questo momento la Sinistra ha bisogno del massimo impegno e di un vero rinnovamento. Non potendo garantire, per motivi indipendenti dalla mia volontà il contributo necessario e volendo favorire un rinnovamento anche generazionale, lascio l'incarico di coordinatore", avrebbe spiegato nella lettera. L'addio alla leadership non rappresenta però un passo indietro dalla vita politica. Mussi ha infatti ribadito il suo impegno per il partito e per un rinnovamento della sinistra. Il direttivo di Sa, dopo nove ore serrate di confronto, ha anche scelto quale strada intraprendere nell'immediato futuro. In primis la convocazione per il 9 e 10 maggio prossimi prima del direttivo, che conta una sessantina di componenti, poi del comitato promotore nazionale, il parlamentino di cui fanno parte circa trecento membri. Sarà in quel frangente che si discuterà il rinnovamento della leadership, al momento rimandato ma resosi necessario dopo le dimissioni di Mussi. Vengono quindi messe da parte le due proposte ventilate inizialmente: quella che voleva la convocazione del comitato promotore per votare i nuovi organismi dirigenti e quella che invece prospettava di affidare, a tempo determinato, la guida del movimento ad una troika. Un triumvirato momentaneo che vedeva favoriti Marco Fumagalli e i due capigruppo uscenti di Senato e Camera, Cesare Salvi e Titti Di Salvo: di fatto i tre dirigenti che, per il ruolo che già ricoprivano in Sd, hanno diretto la campagna elettorale. Al loro fianco si ipotizzava anche la designazione di una quarta persona, probabilmente una donna, a cui affidare il ruolo di speaker ufficiale del movimento. Dopo le dimissioni di Mussi e la posticipazione della nomina di un nuovo gruppo dirigente, il direttivo di oggi ha approvato all'unanimità un documento con cui si rilancia il processo di unità a sinistra, nella prospettiva di una futura rinascita anche del centrosinistra. Per quanto riguarda gli scenari politici, l'idea prevalente all'interno di Sd appare quella di accelerare verso una costituente della sinistra, aperta a tutti i soggetti interessati, anche ai socialisti. L'ipotesi di un riavvicinamento al Pd è quindi, per il momento, da escludere: "Noi ci siamo, siamo qui", ha sintetizzato il vicepresidente della Camera Carlo Leoni, aggiungendo che "iniziamo un percorso che porta alla Costituente della Sinistra al fianco di Rifondazione e di quanti ci stanno". Stessa linea anche per Marco Fumagalli, coordinatore della presidenza, il quale ha chiuso la porta a qualsiasi ingresso nella formazione degli ex compagni diessini: "leggiamo dai giornali che qualcuno pensa di portarci nel Pd. Ebbene si sbaglia. Noi investiamo sulla nuova sinistra in un processo costituente aperto anche ai socialisti". Le sirene del partito di Veltroni non fanno dunque breccia, per il momento, così come non sembra praticabile l'abbordaggio per mezzo dell'area un tempo Correntone, oggi democratica. "Sappiamo che la Sinistra Pd crea una fondazione- spiega Giulia Rodano- ma per il momento non se ne parla. Noi vogliamo aiutare, per quanto possibile Rifondazione a scegliere la strada della nuova sinistra". Già è proprio sul futuro del partito di Giordano e Ferrero che si concentrano gli occhi preoccupati di Sd. Se dovesse vincere la maggioranza "bertinottiana", infatti, si aprirebbe uno spazio per quel progetto di sinistra "senza aggettivi" che era stato all'origine di un sentire comune fra Bertinotti e Mussi. A quel punto ci sarebbero anche le condizioni per riaprire un canale di dialogo con il Partito Democratico. Ma se così non fosse -eventualità a cui per altro nessuno attualmente vuole pensare- per la vittoria nel Prc di una linea diversa che privilegi i recinti e la chiusura interna, Rifondazione tornerebbe ad essere un soggetto fortemente identitario, rendendo sempre più flebile la chance per una sinistra unitaria. Ma questa preoccupazione, che si potrà sciogliere solo dopo il congresso comunista di luglio, aleggia chiaramente nel movimento nato nell'alveo del socialismo europeo, tanto che proprio la Di Salvo ha dichiarato che Sd pur guardando "con rispetto" alla discussione in corso nel Prc, nel Pdci e nei Verdi, allo stesso non fa mistero di voler "far ripartire subito una costituente che vada in direzione di una ricostruzione della sinistra politica". Certo, rimane uno spazio sociale da riconquistare, due milioni di voti persi che pesano su qualsiasi prospettiva di ripresa. Per questo la ex capogruppo ha proposto "una campagna di ascolto, una grande campagna di assemblee in tutto il territorio" aperta alle forze politiche, ai cittadini, alle associazioni, "a tutti coloro che si sono impegnati in campagna elettorale ma anche a chi si è astenuto o ha fatto scelte diverse". Altra conferma del clima di timore che vede il destino unitario legato a quello, ancora piuttosto nebuloso, di Rifondazione, è proprio nel rapporto con il Pd. Non a caso sono sempre i membri dell'ex correntone Ds a chiamare proprio Veltroni a segnali di disponibilità. "Un dialogo con il Pd? Dipende da loro- ha spiegato ad esempio Rodano- e cioé dalla possibilità di creare un nuovo centrosinistra. Se Veltroni continua a dire, come ha fatto di recente in un'intervista, che l'autosufficienza del Pd e della sinistra è un valore per loro e per noi, allora la vedo complicata. Veltroni dovrebbe capire che qui non c'è nessuno che è autosufficiente". Carla Ronga, 22 aprile 2008, tratto da aprileonline.info Condividi