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di Andrea Boccalini L’integrità paesaggistica dell’area di confine tra i comuni di Penna, Amelia e Giove, forse è salva, e con essa anche la salute dei cittadini che vi risiedono. La notizia che fa ben sperare, sebbene sia ancora ufficiosa, è che dalla provincia di Terni potrebbe arrivare il veto alla costruzione alla costruzione della porcilaia industriale in località “le rote”. Nella procedura di variante al progetto originario che originariamente prevedeva l’insediamento di un allevamento di polli, infatti, ci sarebbero alcuni vizi di forma che consentirebbero sia all’ente provinciale sia al Comune di Amelia di bloccare d’ufficio l’approvazione del progetto. A cui va aggiunto, come ulteriore elemento che giustificherebbe l’annullamento della variante, il fatto che il nuovo Prg del comune di Giove, approvato dalla Provincia, definisce tutta l’intera area “zona ad alta criticità degli acquiferi”, stabilendo e ufficializzandone di fatto l’incompatibilità con un insediamento di tali proporzioni. Quello della porcilaia rappresenterebbe così l’ennesimo imbarazzante passo indietro a cui il Comune di Amelia è stato costretto negli ultimi tempi per correggere il tiro di interventi urbanistici fortemente discutibili. Non bisogna correre molto indietro con la memoria, appena cinque anni fa, per ricordare i documenti di destinazione urbanistica rilasciati dall’ufficio tecnico che omettevano i vincoli Peep inseriti invece nel Prg, consentendo così la presentazione in consiglio comunale di progetti di villettopoli laddove sarebbero dovute sorgere abitazioni a prezzi calmierati. Fu l’allora Assessore Boria, di Rifondazione Comunista ad accorgersi della grave anomalia della documentazione, che causò il blocco dei progetti già belli impacchettati e pronti per essere votati. Stessa sorte toccò all’insediamento di un centro commerciale che sarebbe dovuto sorgere accanto all’ex pastificio Federici, anche esso approdato improvvisamente in consiglio comunale, non si sa per quale scorciatoia, bello e pronto per essere votato.Ciò nonostante l’area in cui sarebbe dovuto sorgere fosse artigianale, sulla quale perciò non è possibile insediarvi superfici per il commercio. Infine ci fu l’arrivo sempre in consiglio comunale e sempre per gli stessi sentieri nascosti, del Piano particolareggiato della piazza XXI Settembre antistante le mura poligonali. Esso prevedeva 50.000 Mc di cemento tra cui la costruzione di un lungo steccato di edifici alti il doppio delle mura al posto dello steccato di edifici del primo novecento che attualmente gli fanno da cornice. Quella volta mancavano alla documentazione presentata addirittura le norme tecniche di attuazione. Omissis che causò il ritiro del progetto e una lunga battaglia politica condotta dalla sinistra locale, RC in testa, che costrinse l’allora sindaco diessino Bellini, adesso tra i leader del nuovo PD amerino, a consegnare le proprie dimissioni, salvo poi ritirarle. Tre episodi che rappresentano un punto nero nella trasparenza amministrativa di quel decennio, ma i cui enormi interessi economici ormai coinvolti in queste vicende costringono a non poter bloccare questi scempi per il territorio e per l’etica amministrativa, ma solamente limare nei loro angoli più aspri. Ma il vicolo cieco in cui ci si è trovati e che sta costringendo da due anni la nuova amministrazione a rendere conto prima che agli interessi cittadini, a quelli di palazzo e dei palazzi, ha fatto si che lo scontro apertosi su questo fronte si sia placato nei toni, ma non nei contenuti. Soprattutto sul Ppi ancora in discussione, in merito al quale la sinistra, all’unanimità, si è ritrovata a sostenere il disappunto dei movimenti di tutela ambientale e paesaggistica, in particolare avverso un piano particolareggiato della piazza solamente edulcorato rispetto al precedente. Esso, infatti, ancora contiene i numeri, 43.000 metri cubi di nuove costruzioni, sufficienti per far temere per la sorte delle mura poligonali, i cui blocchi rischiano di scomparire tra il cemento che potrebbe sorgergli intorno. E i numeri del consiglio comunale lasciano presagire che l’argine rappresentato dalla sinistra, Dionisi del Prc e Arice dei Verdi, possa fare poco o nulla contro il blocco del PD. Quest’ultimo ha si lasciato fuori dall’assise gli esponenti dei Ds, compreso il sindaco Giorgio Sensini eletto come indipendente, ma si è poi accaparrato gli altri due candidati indipendenti di frazione che si erano presentati alle elezioni rivendicando il proprio ruolo di fedeli scudieri dell’eredità lasciata dalla precedente amministrazione. Una situazione che rispetto, al veto incondizionato lascerebbe lasciar intravedere la possibilità che allo scontro aperto che si ebbe con il precedente sindaco Bellini si preferisca la ricerca di una mediazione al fine di limitare i danni. Strada che, oltre a scontentare almeno in parte i movimenti cittadini, potrebbe arenarsi comunque contro l’asimmetrica ripartizione del consiglio comunale. L’unico scenario che potrebbe cambiare l’esito della vicenda è che l’ormai prossima nascita dell’unione socialista, anch’essa sorta dalle ceneri lasciate dalla scomparsa dell’Unione sancita dal gruppo del PD, si presti a fare da sponda per arrestare la frangia politica che si ripromette di resuscitare le pericolose reminiscenze del passato. Condividi