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"Spero proprio che i toni non vengano caricaturizzati. Siamo dentro una sconfitta e oggi la penso diversamente da lui, ma la mia stima per Fausto Bertinotti è integra". In un'intervista alla Stampa, il ministro uscente del Prc, Paolo Ferrero, analizza ragioni e termini della sconfitta della Sinistra arcobaleno, invitando i 'compagni' a recitare il mea culpa e sorvolando sulle voci che lo darebbero in corsa per la segreteria, in opposizione ai bertinottiani: "La riduzione della politica a questo è cosa che impedisce la politica stessa", ammonisce. Pur assicurando che non c'è alcuno scontro con Bertinotti, Ferrero non nasconde però la sua distanza dal padre nobile di Rifondazione e dalla sua idea di costruire un soggetto unitario della sinistra, passando per lo scioglimento dei partiti: sono "opzioni devastanti" che "spaccherebbero la sinistra", taglia corto Ferrero bocciando anche l'ipotesi di una costituente dei comunisti, "cara a Diliberto": "sono per una federazione della sinistra, senza sciogliere i partiti, ma valorizzando quello che c'è, a cominciare dal Prc". Infine, il ministro uscente invita a non scaricare le responsabilità sul Pd, ma a recitare un mea culpa: "abbiamo pagato l'inefficacia nostra, della nostra azione di governo". Inoltre, aggiunge, "quello che è mancato drammaticamente è stato il sindacato, che ha detto no quando potevamo migliorare l'accordo di luglio, avendo già un accordo col Pd. Lì il governo è fallito e noi abbiamo pagato il prezzo maggiore. Poi l'operazione di Veltroni ha indebolito Prodi e regalato il Paese a Berlusconi distruggendo la sinistra". Condividi