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Berlusconi: un cattivo presagio per l’Europa? di Ralph Bollmann "Quando Berlusconi nel 2001 andò al governo per la seconda volta l’Europa rimase scioccata. L’uomo che aveva unito una politica senza scrupoli all’interesse dei suoi affari, colui che aveva manipolato la Giustizia secondo il suo tornaconto personale e che governava insieme ai “post-fascisti” – che di per sé era grave abbastanza, sembrava essere anche un cattivo presagio per l’Europa. In Austria un anno prima era entrato al governo Jörg Haiders del FPÖ e i tentativi di sanzione da parte dell’Unione Europea erano falliti miseramente. Inoltre i conservatori europei che avevano perso un’elezione dopo l’altra contro i Socialdemocratici della “neue Mitte” (nuovo centro NdT) avevano riposto l’ultima speranza sul chiacchierato italiano. Dopo la fine del conservatorismo classico la via del populismo sembrava ormai l’unica a poter assicurare le vittorie elettorali. E ora che il 71’enne imprenditore mediatico torna a capo del governo italiano il resto d’Europa reagisce solo con un’alzata di spalle. Il fenomeno Berlusconi non viene considerato più una minaccia per l’Europa, ma il simbolo della declino italiano. Il paese, al quale nei corrotti anni 80 riuscì la scalata a quinta potenza economica del mondo, che è famoso per le sue prestazioni culturali e gli stimolanti dibattiti intellettuali, non gioca più alcun ruolo in quasi nessun campo. Il successo di Berlusconi non è dovuto solo sull’inerzia dei politici di sinistra ma si basa sul clientelismo e sul nuovo populismo che si mischiano insieme fino a confondersi. Anche negli altri paesi europei la destra politica sta vivendo la sua rinascenza ma in modo completamente diverso. Angela Merkel o lo stesso Nicolas Sarkozy promuovono palesemente un conservatorismo dal volto moderno, con una politica di integrazione moderna. I populisti di destra da Le Pen fino ad Haider sono ovunque in ritirata. Ma un cattivo presagio rimane Berlusconi lo stesso. E’ un monito di quello che può accadere quando la superficie mediatica sostituisce la realtà. Quando le opinioni contano più dei fatti, in poche parole, quando la “sfera pubblica con funzione politiche” si arrende." Condividi