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di Isabella Rossi Dopo il partecipatissimo Consiglio aperto del 26 marzo che ha visto contrapporsi le posizioni di esponenti del Comitato Nazionale di Bioetica e quelle della “rete delle donne” e dell’Associazione Ossigeno su diversi punti, fra i quali l’adozione della pillola abortiva RU486, il Consiglio Comunale di Perugia si è riunito lunedì scorso per dare questa volta la parola ai consiglieri. E nonostante la seduta sia stata rinviata per mancanza di numero legale sono emersi già importanti orientamenti. Al centro del dibattito ancora una volta la legge 194 sulla IVG e la legge 405/75 con la quale si istituivano in Italia i Consultori familiari. Il consigliere Vincenzo Carloni, infatti, con una mozione del 2 agosto 2007, affermava la necessità di “stipulare convenzioni con le Associazioni Familiari e del Volontariato che hanno lo scopo di prevenire l’Interruzione Volontaria di Gravidanza”. E nello specifico richiedeva di operare “per far sì che il ricorso alla IVG venga ristretto ai soli casi in cui esista una reale esigenza non scongiurata con gli interventi obbligatoriamente previsti dalla legge e nel pieno rispetto della volontà della donna stessa.” Tale richiesta è stata sostanzialmente adottata anche nella mozione del Pd presentata il 17 marzo dai consiglieri Mariucci, Serlupini, Moretti e Cristofano. Anche secondo i consiglieri del Pd, infatti, il Comune di Perugia deve impegnarsi affinché associazioni di volontariato e formazioni sociali di base “possano fattivamente collaborare, con professionalità riconosciuta, al fine di promuovere gli ostacoli ad una maternità difficile”. In sostanza la richiesta è quella di far entrare nei consultori associazioni di volontariato, non escludendo naturalmente quelle di stampo religioso, con lo scopo di consigliare la donna in uno dei momenti più drammatici della sua esistenza. A questa visione della funzione dei consultori si è contrapposto l’intervento del consigliere Monaco che ha dichiarato: “E’ preoccupante che all’interno del consultorio ci siano associazioni di volontariato “Pro Vita”che hanno il compito di fare “ragionare la donna”. Inoltre, soprattutto in piccoli centri il rischio che questi interventi sfocino in una violazione della privacy è molto alto”. Prima di dichiararsi sfavorevole alla mozione di Carloni, Monaco ha aggiunto: “E’ impensabile che in queste strutture intervengano dei censori, anche se in buona fede.” Alcuni vivaci interventi, per così dire, non programmati e anzi urlati senza microfono, in cui si emulava alla perfezione l’atteggiamento del tifoso in curva, hanno portato nel Consiglio un’atmosfera calcistica e “familiare” visto che alcuni consiglieri riferendosi alla 194, che ha per oggetto le cittadine italiane, hanno tirato in ballo le proprie mogli con frasi del tipo: “se mia moglie …, allora io…”. Il tutto, oltre a provocare l’indignazione delle donne in sala, ha operato la dilatazione dei tempi, probabile causa dello sfollamento generale. A sorpresa l’intervento della consigliera Manfroni che, oltre a dichiararsi contraria alla mozione di Carloni, ha affermato di voler ritirare il suo ordine del giorno sostituendolo con le proposte prodotte da “la rete delle donne” e dall’ Associazione Ossigeno. In quelle tante proposte un punto fermo, facendo leva sul quale, d’accordo con Aristotele, si dovrebbe sollevare tutto un mondo: in uno Stato laico i Consultori devono rimanere laici. Auspicabile sarebbe, non è superfluo ribadirlo, la massima chiarezza su questo punto. Condividi