amelia.jpg
di Andrea Boccalini AMELIA – Il territorio di Amelia rischia un’ennesima grave ferita. Ad infliggergliela sarebbe stavolta la costruzione di una porcilaia di dimensioni industriali, nella quale verrebbero allevati 14 mila maiali fino ad un peso trenta chilogrammi, in località “le rote”, una delle aree meglio conservate del territorio, a ridosso della frazione di Porchiano ed ai confini con i comuni di Giove e di Penna. Un impianto di migliaia di metri cubi - che ospiterebbe i maiali nella prima fase della loro crescita per poi avviarli alla macellazione verso gli impianti della Romagna - il cui impatto rischia di produrre conseguenze di proporzioni gravissime per l’ambiente circostante, per la salute e per la qualità della vita di chi abita nelle aree limitrofe. L’escamotage di ospitarvi maiali fino ai trenta kg di peso, infatti, permetterebbe di ottenere la concessione a costruire evitando di produrre la valutazione di impatto ambientale, aspetto che, come si può ben comprendere, per un allevamento del genere assumerebbe dimensioni tutt’altro che risibili. Giochino questo al quale già in altre zone, anche dell’Umbria, si è ricorsi per consentirvi, grazie successive varianti, l’installazione di allevamenti di maiali da ingrasso sprovvisti, appunto, di questo importante documento. Ma per deturpare il territorio sono già sufficienti i maialini, considerato che si dovrebbe procedere anche alla costruzione di un bacino a cielo aperto ove raccogliere almeno 22.000 metri cubi di reflui ad altissima concentrazione di nitrati, metalli pesanti e antibiobitici. L’area di tanto scempio poggia su uno strato di travertino altamente permeabile che ospita la falda acquifera dalla quale attingono i comuni di Giove e Penna, classificata nel PRG di quest’ultimo (ratificato dalla Provincia) come “zona ad elevata criticità degli acquiferi”. Zona dove sono pertanto permessi al momento solo scarichi domestici e nella quale, come sottolineato anche da una perizia idrogeologica di parte, non è possibile impiantarvi un allevamento di dimensioni tali che, come ci dice la casistica, può produrre gravi infiltrazioni di liquami nel terreno. L’impianto preleverebbe inoltre 25.500 metri cubi di acqua direttamente dalla falda, andando così a gravare, soprattutto d’estate, sull’approvvigionamento idrico dei comuni che sono da questa serviti e che già oggi, nei mesi più caldi e siccitosi, sono costretti a convivere con il razionamento idrico. Infine, la puzza prodotta da 204.000 metri cubi di metano che vi verrebbero prodotti e che sarebbe avvertita a chilometri di distanza. Un danno sociale e sanitario, a cui si aggiungerebbe quello economico che graverebbe sulle strutture agrituristiche presenti nell’area. Per opporsi a questo dramma ambientale è sorto un comitato intercomunale per la tutela del territorio del quale fanno parte associazioni ambientaliste (Legambiente ed Italia nostra) insieme ai movimenti cittadini che si sono costituiti per respingere questa minaccia e che hanno già raccolto un migliaio di firme di dissenso nei confronti di un progetto che è stato condotto per tutto il suo travagliato iter, durato anni, lontano da occhi indiscreti. Questo prima che venisse portato alla luce, con tutta la sua portata dirompente, a giochi quasi fatti. Il primo passo fu il cambio di destinazione d’uso dell’area inserita nel Prg di Amelia che passò da agricola a produttive per acconsentirvi l’impianto di un allevamento di galline ovaiole. Un primo passaggio necessario per procedere ad una successiva variante che tramutò come per magia le galline in maialini, il tutto nel più assoluto silenzio e lontano da ogni sguardo indiscreto, anche talvolta da quello dei colleghi di coalizione più attenti alla tutela dell’interesse diffuso. Un modo di agire che nel decennio amministrativo da poco conclusosi ha caratterizzato l’iter di molti passaggi spinosi in fatto di edilizia e di piani particolareggiati, presentati quando oramai erano cosa fatta e che solo in alcuni casi fortuiti, nonostante gli esigui margini di discussione, furono fermati dall’indignazione politica e cittadina prodotta dalla loro insensatezza. La situazione ha assunto anche sul piano politico un’interessante evoluzione, vedendo da una parte la sinistra, che all’unanimità ha sottoscritto tutte le petizioni e le note di contrarietà redatte dal comitato cittadino, fare da argine al progetto e, dall’altra, un partito democratico in estremo imbarazzo nel dover prendere una posizione chiara nel merito. Infatti il Pd è costretto da un lato a fare i conti con molti dei suoi esponenti di spicco locali, soprattutto con quelli reduci dalla passata amministrazione comunale che condussero, e ancora sostengono, l’operazione, e dall’altra con la frangia di loro adepti che risiedono a ridosso dell’area e che naturalmente osteggiano l’insediamento suino. Per queste ragioni, l’assemblea pubblica convocata dal comitato cittadino a Torchiano, per venerdì sera, alla quale dovrebbe partecipare l’intera Giunta Amerina alla quale verrà chiesto di esprimersi pubblicamente al riguardo, potrebbe rappresentare un momento di gustoso imbarazzo proprio per il neonato partito di maggiorana relativa che ha già tracciato le sue prima fatture all’interno del consiglio comunale dove si è costituito in un unico gruppo che ha messo fine allUnione e dal quale stati lasciato fuori tutti i membri dell’ex DS. Al contrario la sinistra, che almeno su questa vicenda ha dimostrato una condivisa maturità politica e unità di intenti, può cogliere l’occasione per rafforzare il proprio ruolo di interlocutore dei cittadini che temono di restare sopraffatti da una politica troppo spesso vicina agli interessi particolari piuttosto che a quelli della società. Condividi