pinturicchio.jpg
PERUGIA - Non solo madonne e paesaggi umbri, nelle opere del Pintoricchio, in mostra a Perugia e Spello, ma anche una straordinaria gamma di strumenti musicali in voga nel Rinascimento. Parallelamente alla grande esposizione programmata fino al 29 giugno nella Galleria Nazionale dell'Umbria e nella chiesa di Santa Maria Maggiore a Spello, è in corso una mostra di strumenti ricostruiti, in pezzi unici, da botteghe artigiane prendendo come modelli proprio le “macchine da musica” ritratte da Bernardino di Betto. La mostra, allestita nella Rocca Paolina di Perugia, è realizzata dall' associazione Arte e musica nelle terre del Perugino, su progetto di Daniele Bernardini, musicista e musicofilo che ha curato anche un cd di composizioni rinascimentali, vocali e strumentali, ideale colonna sonora della mostra pittorica. In realtà, a dimostrazione di quanto importante fosse la musica nel Rinascimento, di strumenti musicali in queste opere se ne trovano davvero tanti, e per lo più' a suonarli sono angeli. In un caso, però, Pintoricchio, ritrae un famoso musico dell'epoca, Serafino Aquilano, che suona una vihuela (un'antenata della chitarra, di origine spagnola) in una specie di band che aveva il compito di festeggiare l'incoronazione di Papa Pio terzo, nell'affresco della parete antistante l'ingresso della Biblioteca Piccolomini del duomo di Siena. Nelle scene pastorali si vedono anche strumenti più popolari, suonati da pastori. Nei dipinti sono raffigurati ceccole, tamburelli, pifere, flauti diritti e traversi, trombe naturali, liuti, arpe, zampogne. Singolare è il gruppo di quattro angeli nell'Assunzione della Vergine che si trova in Vaticano. Accanto ad un angelo che suona rapito un liuto, se ne vede un altro che soffia in un flauto a tre fori e nello stesso tempo percuote con una bacchetta un piccolo triangolo metallico legato ad un polso. Difficile immaginare un suono più etereo. L'impressione che se ne ricava, suggerita anche da Bernardini nelle note del cd, è che Pintoricchio conoscesse in modo non superficiale musica e prassi esecutiva del tempo, e la cura e l'insistenza riversate nei confronti degli rtisti e dei loro strumenti induce a pensare che ne fosse grande estimatore. Al di là del valore artistico, questi dipinti rappresentano veri e propri documenti sugli strumenti dell' epoca, poi abbandonati o profondamente modificati con il passare dei secoli. Non e' raro che la loro ricostruzione moderna, per concerti o registrazioni discografiche, si basi proprio sulle testimonianze e documentazioni lasciateci dai pittori. Condividi