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di Daniele Cibruscola PERUGIA - Questa mattina, nei locali della Provincia, la presentazione del lavoro svolto dall’Amministrazione Provinciale in relazione al progetto di ”Analisi dell’impatto della formazione permanente e continua”. Un lavoro svolto con le risorse messe a disposizione dalla Commissione Europea, nell’ambito delle iniziative a favore dello sviluppo del lavoro (e delle condizioni di lavoro) negli Stati membri della Comunità. “Come Amministrazione abbiamo sempre cercato di mettere in campo un insieme di politiche in controtendenza con le riforme del mercato del lavoro di questi ultimi tempi – dice Giuliano Granocchia (assessore alle politiche del lavoro) che ha presenziato l’incontro – riforme che hanno prodotto precarietà e che non sono state in grado di aggredire i nodi focali del problema lavoro”. Un giudizio netto e condivisibile sull’attuale situazione dell’impiego in Italia. Un livello d’impiego che però qui in Umbria consente ancora di pensare alla qualità del lavoro e non solo (come in molte parti della penisola) alla quantità di persone impiegate. E proprio su questo, sulla qualità, si basava la ricerca del progetto in questione. Nella ferma convinzione che la qualità di un lavoro dipenda anche dalla formazione che lo precede, si è registrato che nella nostra regione il numero di laureati assunti per svolgere mansioni inerenti il percorso di studi intrapreso è molto basso, circa il 4%. E che le possibilità di carriera che ne conseguono sono a livelli (se possibile) ancora inferiori. A questo va poi aggiunta la bassa remunerazione del lavoro, che qui in Umbria vale in media il 10% in meno che nel resto d’Italia. Certo non sono ottimi i dati emersi da questa ricerca, ma se riconoscere un problema è il primo passo da fare per risolverlo, la strada aperta sembra essere buona. Condividi