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di Daniele Cibruscola PERUGIA - Stavolta è toccato proprio a loro chiedere maggiori diritti e garanzie di (e sul) lavoro; proprio a quelli il cui impegno quotidiano garantisce il rispetto dei diritti degli altri. Alla lunga lista di categorie lavorative che negli ultimi anni hanno mostrato insoddisfazione e disagio si aggiunge, da oggi, anche quella degli operatori sociali impiegati nelle tante cooperative italiane; cooperative che di rosso (e di questi tempi ci sembra "mancanza" piuttosto che "pregio") sembrano avere ben poco. È andata infatti in scena stamattina - davanti alla sede perugina di Lega Coop Umbria - "l'anteprima" regionale della manifestazione organizzata per venerdì 4 aprile a Roma. "Per chiedere serietà e rispetto del nostro lavoro" ci dice timidamente qualcuno presente oggi al presidio. Perchè troppo spesso, aggiungiamo noi, l'importante lavoro svolto da questi uomini e da queste donne viene purtroppo identificato, nell'immaginario collettivo, come una "strana forma di quasi-volontariato". "Ma anche e soprattutto per chiedere un - comunque tardivo! - rinnovo del contratto che attendiamo da ben due anni", interviene poi Giorgio Mariotti, uno dei portavoce dei lavoratori. Rinnovo che nel 2006 gli operatori sociali vincolavano ad un innalzamento dello stipendio di 120€ da dilazionare in due anni. Un rinnovo che se avvenisse oggi, a quelle condizioni, non basterebbe nemmeno ad adeguare i salari all'inflazione attuale e a quella stimata per i prossimi anni. Eppure, senza il minimo pudore, le cooperative anche quest'anno "hanno risposto picche", o meglio: hanno proposto alla controparte un aumento di soli 70€, da conferire in busta paga nell'arco di non meno quattro(!) anni. A completare il quadro, la quasi totale mancanza di avanzamenti di carriera. "Persino un nuovo assunto con una laurea in scienze della formazione o servizio sociale - ci ha chiaramente spiegato Iacopo Galpacci, operatore sociale e consigliere comunale di Umbertide - non implica necessariamente l'assunzione con un livello superiore al 4°, anzi direi proprio che tale eventualtà sia un'eccezione. E per passare da un 5° ad un 6° livello sono necessari anni di lavoro e tanti, davvero tanti, corsi di formazione". Ecco allora spiegata la protesta di stamane. Protesta che, torniamo a ripeterlo, non riguarda un fantomatico settore del volontariato Italiano ma una vera e propria categoria di lavoratori. Lavoratori che nella sola zona n°1 della Asl umbra segue circa 490 utenze. Volontari "per vocazione", per spirito forse; ma in effetti, lavoratori come e più di tanti altri. Condividi