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Questo lo striscione di apertura e la parola d’ordine della manifestazione contro la violenza maschile sulle donne del 24 novembre scorso. 17 novembre – autostrada del sole area di servizio di Badia al Pino Ovest . Lui 47 anni, lei 37: hanno cenato insieme a Prato. In passato avevano avuto una relazione che lei aveva interrotto per le violenze di lui. Usciti dal ristorante cominciano a discutere e in macchina a litigare. Lui imbocca l’autostrada verso Firenze ma lei vuole tornare indietro. Lui la picchia mentre guida. Lei mentre para i colpi con la sua borsa riesce a chiamare il 113. Lui estrae un coltello e minaccia di ucciderla. La polizia identifica l’auto, la insegue e la blocca. Lui viene arrestato per sequestro di persona. 18 novembre – Olmo di Gattatico (RE) – Hanno trascorso la serata insieme. Lei 22 anni lo ha lasciato da più di un anno. Lui 25 anni non ha mai accettato la sua scelta. Mentre la riaccompagna incominciano a litigare. Sotto casa la prende a schiaffi, lei esce dall’auto e va verso il portone di casa. Lui la insegue con un coltello, la colpisce a un fianco e scappa. Lei va al pronto soccorso, lui viene rintracciato dai carabinieri con ancora in tasca il coltello sporco di sangue. Nel 2006 lei lo aveva già denunciato dopo essere stata da lui aggredita in un parco. 20 novembre – Albenga (SV) – durante la notte della domenica appena passata i vicini sentono urla che provengono dall’appartamento di Mohammed 52 anni. Una lite “familiare” che prosegue per tutto il giorno successivo. Lui è geloso della moglie 38 anni. La interroga su una telefonata ricevuta ma le sue risposte non lo soddisfano. La strattona e la minaccia con un coltello. Il figlio di 10 anni interviene e, nel tentativo di disarmarlo, si ferisce ad una mano. La figlia più grande raccoglie il coltello ed insieme alla madre si rifugia in casa di una vicina. Intervengono i carabinieri e mentre lo portano via grida alla moglie “appena torno ti ammazzo”. E’ stato scarcerato in attesa del processo. Lei riuscirà a farla franca? 22 novembre – Marghera (VE) – Sono circa le nove Vanessa 29 anni esce di casa con una gamba sanguinante in cerca di aiuto. Il compagno ha ferito lei e tre dei suoi quattro figli con un coltello. Sauber 33 anni è fuggito. Viene individuato, tenta di scappare ma rimane incastrato sotto un treno che sta partendo. Quando lo estraggono, lo portano in ospedale dove gli vengono amputate le gambe. 22 novembre – Settimo Torinese (TO). Lei 19 anni è in pausa pranzo. Ad agosto ha lasciato Marco, lo aveva già denunciato per minacce ed ingiurie. Lui continua a perseguitarla. La vede da sola, nel centro commerciale dove lavora non c’è molto movimento, la blocca, la costringe ad entrare in un bagno, la stupra e poi le dice:”Ho fatto quello che dovevo fare, ora possiamo lasciarci”. Lei al pronto soccorso, lui rintracciato a tarda sera. 24 novembre – 150.000 donne marciano per chiedere che si ponga fine a tanta violenza maschile. E ancora… 26 novembre – Toscanella di Dozza (BO) – Alle 5,30 gli operatori del 118 trovano Francesca 38 anni strangolata nel suo letto. Aveva due figli di 14 e 15 anni. Il matrimonio con Vincenzo 54 anni era finito da tempo anche se continuavano ad abitare nella stessa casa. Oggi avrebbero dovuto incontrare un avvocato per avviare le pratiche della separazione. Vincenzo è stato arrestato per omicidio volontario. 27 novembre – Sorrento (NA) - E’ l’una di notte lei 43 anni sta tornando a casa dopo essere stata con il figlio ad una festa in casa di amici. Ad aspettarla sotto casa con una mazza di ferro c’è l’ex marito, 45 anni. Lo aveva lasciato perché la maltrattava. La insulta e la colpisce con la mazza. Alle urla sue e del figlio i vicino accorrono. Lui è stato arrestato per tentato omicidio lei è in prognosi riservata. 28 novembre – Montecchio (RE) – Lui 40 anni sta cercando di buttare giù la porta di casa dove lei è appena rientrata dalla caserma dei carabinieri con i figli. La mattina sul parabrezza dell’auto aveva trovato un biglietto “Fatti i bagagli e vattene se no ti ammazzo” Lui è l’ex marito che continua a tormentarla dopo 10 anni di violenze e minacce. Si sono separati a maggio e da settembre lei ha dovuto chiamare ben sette volte le forze dell’ordine. Questa volta lui è stato portato in carcere. 29 novembre – Diano Marina (IM) –una donna marocchina di 40 anni da mesi è segregata nella casa dove lavora e dove, dopo averle sequestrato il passaporto, è continuamente molestata dal “datore di lavoro “. Anche questa è violenza domestica. Da che parte sta il razzismo? Non è qui il caso di ripetere i dati scandalosamente allarmanti e le percentuali che riguardano anche la nostra Regione e che tante volte sono stati resi noti dagli istituti di statitistica e dal telefono donna del Centro Pari Opportunità Regionale. E’ , invece, il caso di dare una risposta all’accusa convinta di razzismo - “diciamo la verità: è stata una forma di razzismo” è stato scritto - che, con molta superficialità e poca conoscenza del fenomeno, è stata rivolta dalle pagine di questo giornale alle 150.000 donne che hanno accusato un genere, quello maschile appunto, di essere il responsabile delle violenze fisiche e psicologiche e dei femminicidi che vengono perpetrati contro le donne. Violenze, maltrattamenti e omicidi che rappresentano una delle più gravi violazioni dei diritti umani proprio perché messa in atto da una parte contro un’altra. Sarebbe stato certamente più comprensibile se si fosse detto che ci si sentiva offesi, indignati per quello che gli appartenenti al genere maschile fanno. “Siamo colpevoli, a volte conniventi: parliamone in un blog” queste le parole e la proposta di due maschi lanciata su un quotidiano nazionale. Dall’Umbria i maschi prendono la parola con un manifesto nel quale si impegnano a portare avanti alcune azione positive. Sono certamente dei segnali positivi ma è necessario parlarne e parlarne tutte/i insieme perché di quello di cui c’è bisogno non sono certamente i taxi “rosa” notturni ma di un nuovo patto di convivenza tra uomini e donne rispettoso della differenza di genere: gli uomini devono prendere la parola ma non devono sovrapporsi né devono continuare a pensare di poter decidere anche per le donne spesso senza cognizione di causa .Incontriamoci per stipulare questo nuovo patto di convivenza e per cominciare seriamente a discutere di azioni concrete a partire da una legge organica sulla violenza di genere che affronti il problema non solo dal punto di vista securitario (un bellissimo manifesto affisso lungo il percorso della manifestazione del 24 novembre diceva: La sicurezza? E’ la libertà delle donne) ma soprattutto dal punto di vista culturale e sociale che faccia tesoro dei saperi e delle esperienze delle donne impegnate nei numerosi centri di accoglienza per donne maltrattate presenti sul territorio nazionale e di cui – ahimè - la nostra Regione è totalmente priva. Da che parte sta il razzismo? Condividi