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Il ministro: il Pd ha le sue colpe e il Cavaliere scherza col fuoco. Troppi dubbi per azienda e lavoratori di Antonio Troise Il ministro della Solidarietà sociale, Paolo Ferrero, esponente di punta di Rifondazione comunista e della Sinistra arcobaleno, è preoccupato. E non nasconde la sua irritazione per le mosse di Berlusconi: «Se davvero esiste una cordata italiana alternativa ad Air France è positiva. Ma deve venire fuori subito, per poter avviare la stretta finale della trattativa con più ipotesi sul tappeto». E se la proposta tricolore non arriva? «I sindacati devono continuare a trattare. Non è sufficiente bocciare la proposta per chiudere definitivamente il confronto. Ma quello che davvero non capisco è l’iniziativa di Berlusconi. Se la cordata non esistesse il leader del Pdl sarebbe un vero criminale politico. Non si può scherzare sulla pelle della gente. Qui non siamo in presenza di una partita a Monopoli. La posta in gioco riguarda il destino di migliaia di lavoratori. Si insiste molto su Malpensa, ma i punti che rischiano di essere più colpiti dal piano di Air France sono quelli di Roma e di Napoli». Per questo spera che la cordata italiana possa rimettere le cose a posto? «Vedremo. Con due ipotesi sul tappeto si può scegliere quale sia la migliore». Resta il fatto, però, che anche se si raggiungesse un accordo, l’ultima parola spetterà al prossimo governo. «Questo è vero. Ma è necessario creare subito condizioni di chiarezza. Dobbiamo sapere con precisione quale sarà il destino della compagnia e dei lavoratori». Scusi, ma secondo lei il dossier Alitalia è stato gestito nel migliore dei modi? O, come dicono i sindacati, forse il governo avrebbe potuto fare qualcosa in più per rendere meno complessa la trattativa? «Penso che ci sia stato un eccesso di affidamento sul versante Air France sia da parte del ministro dell’Economia che del presidente del Consiglio. Una critica che, tra l’altro, è già stata esplicitata dal ministro dei Trasporti Bianchi. Forse, il Pd, avrebbe fatto meglio a puntare su una trattativa aperta a più cordate». Però, Veltroni, è sempre stato piuttosto cauto su Air France… «Si chiariscano fra di loro. Uno è il presidente e l’altro il segretario del partito che è stato l’azionista di maggioranza del governo. Questo, naturalmente, non vuole affatto dire che la crisi di Alitalia sia attribuibile al Pd. La compagnia è stata letteralmente devastata nei cinque anni del governo Berlusconi. La destra ha responsabilità galattiche. E non vorrei che oggi, le cordate di imprenditori legati ad An e alla Lega, continuino a scommettere sul fallimento di Alitalia solo per accaparrarsi pezzi di mercato e nuove rendite di posizione». Torniamo alla trattativa di lunedì. Quali sono i punti da cambiare? «Non c’è solo un problema di esuberi e di tagli all’occupazione. Ma anche di politiche industriali. Bisognerà capire se l’Alitalia diventerà semplicemente un marchio o continuerà ad avere un cuore pulsante nel nostro Paese. Sono questi gli assi su cui misurare le proposte di Air France». Condividi