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PERUGIA - Si è costituita la Sinistra sociale umbra che promuove la lotta dei lavoratori del sociale per il contratto del lavoro fermo del 2005 ed organizza una manifestazione di protesta per martedì 1 aprile, alle ore 11, davanti alla sede di Lega Coop di Perugia, in Strada Santa Lucia n.8. Le ragioni di questa lotta spiegate in un articolato comunicato stampa che pubblichiamo ben volentieri. Sinistra sociale umbra Noi che siamo impegnati nel sociale abbiamo deciso di costruire anche in Umbria la Sinistra Sociale, uno spazio pubblico di discussione che metta insieme operatori sociali, sindacalisti, associazioni, rappresentanti politici, singole persone. Non possiamo non denunciare che, da anni, assistiamo ad una progressiva precarizzazione dei nostri servizi su tutto il territorio nazionale; un fenomeno, questo, che investe negativamente anche gli operatori e che, inevitabilmente, si riverbera sugli utenti. A differenza di quanto sostengono le sirene della Destra, per noi le politiche sociali non sono un costo ma il miglior investimento per la sicurezza di tutti ed il futuro di questo paese. Per questo pensiamo che occorre, innanzitutto, dare dignità a chi nel sociale ci lavora, sia nel pubblico che nel privato, intervenendo con urgenza su leggi e pratiche amministrative che producono precarietà, sul nodo dei finanziamenti e sulla logica degli appalti al ribasso. Chiediamo, dunque, che il nostro contratto nazionale, fermo dal 2005, venga subito rinnovato dalle nostre controparti (Lega delle Cooperative, Confcooperative, AGCI Solidarietà). Per troppo tempo si è pensato che i lavoratori e le lavoratrici del sociale fossero una sorta di volontariato diffuso e che, in nome della propria missione, sarebbero stati disposti ad accettare di tutto. Noi, invece, siamo ben consci che, se lavorare nel sociale vuol dire contribuire al miglioramento delle nostre città, siamo innanzitutto dei lavoratori che svolgono una funzione pubblica; pertanto, vogliamo essere equiparati ai lavoratori del pubblico, anche dal punto di vista contrattuale. Il terzo settore, e la cooperazione in genere, erano nati come mutuo aiuto e strumento di lotta dei lavoratori all’alba del movimento operaio, ma per una crudele ironia della sorte negli ultimi 20 anni troppo spesso si sono rovesciati in uno strumento che ha permesso l’abbattimento dei diritti e dei redditi da lavoro. Nel settore privato la grande industria è stata smantellata con esternalizzazioni selvagge spesso appaltate a cooperative che hanno garantito manodopera molto più mobile, flessibile, senza diritti e quindi più ricattabile. Nel settore pubblico la logica del welfare clientelare e dello stato sociale minimo atuuata attraverso appalti al ribasso ha permesso un’identica sostituzione di lavoratori pubblici con lavoratori precari, dalla flessibilità pressoché illimitata, professionalità richiesta ma non riconosciuta, turn over altissimi di personale, nessuna garanzia di continuità del lavoro. La lotta per il nostro contratto è dunque il primo punto di una lotta più generale per i diritti di tutti i lavoratori e per affermare che, fino a quando gli operatori dei servizi hanno condizioni di vita, di reddito e di lavoro precarie, non si può parlare di un welfare che sia degno di questo nome, dal momento che la qualità del nostro lavoro è, al tempo stesso, la qualità dei servizi ricevuti dagli utenti. Noi sappiamo chi è la nostra controparte: è costituita da chi difende la Legge 30 invece di abrogarla, da chi dentro le cooperative è complice dell’esternalizzazione dei servizi pubblici e della loro precarizzazione, da chi, a livello istituzionale, pensa che le politiche sociali siano un costo da abbattere ed un bacino di clientela, invece che un investimento per il futuro del Paese. Per questo chiediamo: - Il rinnovo del contratto nazionale del lavoro, con salari dignitosi che salvaguardino il potere di acquisto delle retribuzioni - Il riconoscimento delle nostre malattie professionali (quali il burn-out e gli strappi muscolari) - L´abrogazione della Legge 30 e di tutte le leggi che producono la precarietà - Il rispetto del tariffario regionale da parte dei Comuni e delle ASL, a partire dagli appalti, e la puntualità nei pagamenti - Piani di zona realmente partecipati dalla comunita’ locale e capaci di far emergere i bisogni del territorio, all’interno dei quali prevedere il riassorbimento, da parte delle cooperative e delle amministrazioni pubbliche, delle figure precarie - Il riconoscimento dei profili professionali dei lavoratori e delle lavoratrici sociali. Martedì 1 aprile ore 11 manifestazione di protesta davanti alla sede di Lega Coop di Perugia, in Strada Santa Lucia n.8 Condividi