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di Isabella Rossi Una seduta del consiglio comunale molto speciale quella di mercoledì scorso alla sala del consiglio di Perugia . Tema la legge 194, ovvero: “Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza - Riflessioni e proposte”. Il consiglio aperto ha ospitato, dunque, un acceso dibattito con una grande partecipazione di donne provenienti da diverse associazioni. “Gli stessi ripetuti attacchi alla 194 rappresentano uno dei volti della violenza sulle donne in quanto puntano ad annientare il diritto dell’autodeterminazione ovvero la libertà di disporre liberamente della propria vita e del proprio corpo.” Ha affermato Adelaide Coletti della Sinistra Arcobaleno. Mentre per Assuntina Morresi del Comitato Nazionale di Bioetica – lo stesso che in un documento ha sostenuto l’esercizio dell’ obiezione di coscienza, da parte dei medici, nella prescrizione della Lng, la cosiddetta pillola del giorno dopo - la 194 non sancisce l’autodeterminazione della donna. “La 194 è una buona legge ma non come quella svedese basata sulla autodeterminazione.” La 194, infatti, se applicata correttamente impedirebbe, secondo Assuntina Morresi, docente di chimica all’Università di Perugia, l’introduzione della pillola abortiva RU486 come è già avvenuto in Piemonte dove la sperimentazione della stessa è stata sospesa. Questione di tempi tecnici ma anche di dolore e disagi provocati alla donna secondo la dottoressa Morresi, le cui posizioni contro della pillola abortiva sono note ai lettori di Avvenire. Per promuovere l’introduzione della ivg medica (la pillola abortiva RU486) in Umbria era stata prodotto da parte dell’assessore alla sanità un documento dove si ribadiva che la sperimentazione della stessa è prevista al punto 8.2.1. del piano sanitario regionale 2003/2005. Ma se da un lato il rispetto rigoroso dei tempi tecnici della 194 diventerebbe un ostacolo per l’RU486 in troppi tacciono sulla mancata applicazione di altre norme che la stessa legge prevede. Due gli aspetti determinanti: la situazione dei consultori e i tempi della IGV. Il diritto di usufruire dell’IGV, infatti, secondo l’avvocato Elena Bistocchi, dell’associazione nazionale Ossigeno, di cui è presidente l’onorevole Katia Bellillo, è fortemente minato dall’obiezione di coscienza che i medici fanno spesso per motivi carrieristici. Secondo i dati del Ministero della Salute gli obbiettori in Umbria sarebbero circa il 70%. “Questo porta ad una dilatazione dei tempi fino al limite legale dei 90 giorni, comportando gravi conseguenze per la salute psicofisica della donna. Ma la legge parla chiaro” ha affermato la dottoressa Bistocchi“e sancisce la responsabilità degli Enti ospedalieri e della Regione che devono assicurare alle donne la possibilità di accedere in tempi brevi all’IVG”. L’associazione Ossigeno fa due importanti richieste al Consiglio Comunale di Perugia: quella di istituire un osservatorio sulle attività consultoriali e che con una delibera si affermi la necessità del requisito della laicità dei consultori pubblici come elemento fondante a tutela della libera scelta delle donne. Inoltre, secondo Ossigeno, occorre che le donne abbiano libero accesso agli anticoncezionali di emergenza. Per tali attuazione, inoltre, la Regione Umbria dovrebbe definire un capitolo di spesa con fondi adeguati alle reali funzioni socio-sanitarie dei consultori. La rete delle donne, di cui fa parte Marina Toschi, Consigliera di Parità dell’Umbria, si unisce alla richiesta di un osservatorio regionale e sottolinea l’importanza di sviluppare la rete dei consultori rispettando le percentuali regionali suggerite dalla legge nazionale di uno ogni ventimila abitanti, e di promuovere il rilancio dell’offerta attiva, cioè dell’attività consultoriale tragicamente depotenziata con il tempo. La legge prevedeva, infatti, di fornire alla donna e a tutta la famiglia un’importante educazione alla salute sessuale così come una preparazione al parto, all’IGV e alla contraccezione. In sostanza la fruizione di quell’educazione sessuale di cui dovrebbero farsi carico, in uno stato laico, le scuole e le istituzioni. Viene ribadita, inoltre, la necessità di garantire l’aborto medico con la RU486, considerato molto meno drammatico di un intervento in sala operatoria, e di fornire la contraccezione di emergenza e una copertura 6 giorni su 7, mattina e pomeriggio, con un orario continuato per poter garantire il servizio consultoriale anche in casi di emergenza. I consiglieri del Consiglio Comunale di Perugia, che nella seduta del 26 si era astenuti da ogni intervento, si esprimeranno su questi temi il 7 aprile prossimo. Condividi