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"Il progetto" incarnato dal Governo Prodi "è fallito". "Il centrosinistra ha deluso le aspettative e "la grande ambizione con la quale avevamo costruito l'Unione non si è realizzata". Fausto Bertinotti, presidente della Camera, boccia senza a appello l'Esecutivo del Professore. In una lunga intervista a 'la Repubblica', il 'padre storico' del Prc smette i panni istituzionali e colpisce a palle incatenate la compagine di Romano Prodi. "Non ci deve essere nervosismo, da parte di Prodi", dice Bertinotti, invitando a uscire da "da questa prigione mentale". "Io non so quanto andrà avanti, può anche darsi che duri fino alla fine della legislatura, e non ho nulla in contrario che questo accada. Ma per favore, prendiamo atto di una realtà: in questi ultimi due mesi tutto è cambiato". Se Prodi è in crisi, è la presa d'atto del Presidente della Camera, è perché "un governo nuovo, riformatore, capace di rappresentare una drastica alternativa a Berlusconi e di stabilire un rapporto profondo con la società e con i movimenti, a partire dai grandi temi della disuguaglianza, del lavoro, dei diritti delle persone: ecco, questo progetto non si è realizzato (...) ha creato un forte disagio a sinistra. Poi si sono verificati fatti che lo hanno acuito. Ne potrei citare centomila". Tutto è cambiato con la nascita del Pd, l'approssimarsi del Partito dei moderati di Berlusconi e l'imminente nascita della Cosa Rossa, spiega Bertinotti, sottolineando che "io voglio riconoscere al Pd il diritto a trovarsi gli alleati che vuole, ma voglio garantire a noi il diritto di tornare all'opposizione (....). Intellettualmente io sono già proiettato oltre l'Unione. Ma politicamente ancora no". Quanto al futuro, Bertinotti dice di avere "orrore a pronunciare il termine 'verifica'. Ma è chiaro che a gennaio serve un confronto vero". "Io voglio sapere se su temi irrinunciabili come salari e precarietà (...) ritiene giuste o meno le rivendicazioni. Insomma, io voglio una bussola. Voglio decisioni che rimettano il centrosinistra in sintonia con la parte più sofferente del Paese. Che altro devo dire? Ridateci Donat Cattin...". L'intervista di Repubblica si chiude con un'inaspettata promozione per Silvio Berlusconi e la sua strategia. "prima o poi che un certo centrosinistra decida se il Cavaliere è un protagonista della politica italiana, oppure no (...) Penso che sia un animale politico, che muove da processi reali di una parte della società, che incorpora l'antipolitica ma dentro una soggettività politica, chiaramente di destra. E penso che Berlusconi - aggiunge Bertinotti - abbia preso atto della crisi del sistema e della crisi del centrodestra. Dunque, se rileggo le sue mosse, considero attendibile che anche lui, stavolta, cerchi un accordo per rinnovare il quadro politico-istituzionale". "Come vedo Prodi, mi chiede? Con tutto il rispetto, di lui mi viene da dire quello che Flaiano disse di Cardarelli: è il più grande poeta morente", conclude Bertinotti Condividi