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La prima volta di un concerto jazz in una “favela”. È accaduto sabato sera, 1 dicembre, alla “favela Pereira da Silva” (il “Pereirao”) di Rio de Janeiro, dove il pianista Stefano Bollani ha portato, con i virtuosismi della sua tastiera, il nome di “Umbria Jazz”, dell’Umbria e dell’Italia. L’iniziativa è nata e si è sviluppata nel segno della collaborazione tra la Fondazione “Umbria Jazz” e la Cassa Economica Federale (Caixa Economica Federal) del Brasile, con la collaborazione dell’Istituto Italiano di Cultura di Rio de Janeiro, nel più vasto quadro di attività previste dall’Accordo di Collaborazione stipulato da quattro Regioni italiane (Umbria, Toscana, Marche ed Emilia Romagna, con il prossimo inserimento anche della Liguria) e il Governo del Brasile. “Umbria Jazz”, dunque, come veicolo promozionale dell’Accordo, dell’Italia e dell’Umbria. “La cultura è un elemento importante della nostra azione – spiega Cristina Sanpaio, rappresentante del Governo del Brasile -; puntiamo molto su quello che noi chiamiamo ‘economia della cultura’, sulla capacità, cioè, della cultura di creare posti di lavoro, accompagnare e anche di trainare, a livello di promozione, i processi economici, come quelli previsti dal nostro accordo di collaborazione con il gruppo delle Regioni italiane. Il jazz nella ‘favela’? Abbiamo pensato che fosse una buona idea segnare il processo di riqualificazione della favela ‘Pereira da Silva” di Rio, in cui è attualmente impegnata la Cassa Federale, con un concerto inedito come questo, e insieme far vedere che la collaborazione con altre realtà diverse da noi è un fatto positivo, che porta sempre comunque pace e sviluppo. L’esperienza – sottolinea Cristina Sanpaio – è interessante, anche, che è una cosa relativamente nuova per loro, soprattutto a questo livello. Ma l’esperienza è stata positiva: il coinvolgimento degli abitanti della popolazione della ‘favela’ (tenuto conto che hanno più dimestichezza con il ‘samba’ che con il jazz) è stato buono, soprattutto grazie ai ragazzi del ‘morrinho’, che hanno capito e cercato di far capire a tutti quanto importanti siano iniziative di questo genere per migliorare la vita della comunità della ‘favela’”. I ragazzi del “Morrinho”, che hanno dato vita ad un collettivo, sono quelli che, in cima alla collina (“morro”) della favela, raggiungibile attraverso un arduo dedalo di viuzze, cunicoli ed erti sentieri tra la vegetazione, hanno ricreato in scala ridotta un modello del “Pereirao”: lo hanno fatto attraverso un ingegnoso uso di mattoni forati, tagliati secondo la necessità, che posizionati, colorati e illuminati a simulare le costruzioni e i sentieri della favela, ne restituiscono una immagine complessiva, il cui realismo è aumentato dall’uso di vecchi modellini di auto e di camion parcheggiati nei cortili, da sembianze di mobilio (ingegnosamente ricavato da materiali di scarto) e dai nomi degli abitanti che qua e là sono stati dipinti sui mattoni, a marcare la verità di tutta la costruzione. Un effetto da “presepe laico”, accentuato dagli addobbi natalizi che non mancano neanche qui; uno sforzo fatto dai ragazzi del “Morrinho”, che riveste un profondo significato, e che ha avuto anche un riconoscimento internazionale alla Biennale di Venezia, dov’è stato presentato anche grazie all’impegno del Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura Rubens Piovano. “Il plastico, se lo vogliamo chiamare così, è qualcosa di straordinario – dice Piovano – perché rappresenta un alto momento di riflessione della ‘favela’ su se stessa, il senso di una comunità che si percepisce come tale, che vuole qualificarsi e migliorarsi e aprirsi all’esterno, con i propri valori. Per questo la serata con ‘Umbria Jazz’ è stata un’occasione veramente speciale per questa comunità: ‘Favela Jazz para todos Umbria Jazz Brazil’, così è stato titolato l’evento, un evento per tutti, e non solo per gli abitanti della favela”. Prima del concerto di Bollani, che si è svolto su un palco allestito proprio all’ingresso del “Pereirao”, un ragazzo e una ragazza della “favela” hanno parlato a nome dei “Ragazzi del Morrinho”: “Questa – hanno detto – è una grande occasione per la nostra comunità. Grazie Umbria Jazz, muito obrigado a Umbria Jazz”. E Stefano Bollani (così come aveva fatto nei concerti tenuti nei due giorni precedenti, il 29 a Brasilia, presso il Centro Culturale della “Cassa Economica Federale del Brasile”), e il 30 a San Paolo, presso il “Bourbon Street Jazz Club” (alla presenza dell’Ambasciatore Italiano in Brasile Michele Valensise), non ha certo deluso le aspettative: da solo, o accompagnato da Marco Pereira alla chitarra, Jorge Helder al contrabbasso, Jurin Moreira alla batteria, Armando Margal alle percussioni e Ze Nogueria al sassofono (con la partecipazione di Marcelino de Lua e della “Bossa Cuca Nova”), ha conquistato applausi, ovazioni e bis con un repertorio misto italo-brasiliano (molto apprezzate le sue variazioni sullo “charinho”) e sue composizioni originali, “Elena e il suo violino” e “Il Domatore di Pulci”. Condividi