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Per l’elaborazione di un nuovo piano per lo smaltimento dei rifiuti è necessario partire da quello già esistente, verificarne con cura il grado di raggiungimento degli obiettivi prefissati, individuare le cause di eventuali insufficienze per eliminarle o quantomeno ridurle. Da un primo esame dei dati relativi alla gestione del piano esistente emerge il quadro di un piano largamente disatteso, soprattutto per quanto riguarda la raccolta differenziata che deve invece tornare ad essere l’ossatura di tutto il sistema operativo. È proprio dalla raccolta differenziata che si deve ripartire; è necessario dunque rilanciare questa operazione e non accantonarla, come da più parti si prospetta, per approdare a soluzioni che soltanto in apparenza sembrano risolvere definitivamente quello che è diventato un vero e proprio problema e che, se non viene affrontato in tempi brevi, può realmente trasformarsi in un’emergenza. Un impegno reale per il miglioramento del piano regionale dei rifiuti, che rafforzi la sua efficacia, che semplifichi la sua applicazione e che raggiunga gli obiettivi che si prefigge, avrebbe un impatto culturale, scientifico e mediatico di dimensioni impensabili, facendo dell’Umbria un modello di sviluppo economico ed ambientale sostenibile da imitare. Le ridotte dimensioni geografiche della regione e la quantità non così rilevante dei rifiuti prodotti portano a pensare che sia necessaria una nuova strategia: la messa a sistema degli impianti per una gestione integrata dei rifiuti attraverso la creazione di un’unica struttura di programmazione e/o di gestione (holding regionale) , in grado di cogliere tutte le istanze provenienti dai territori e capace di una sintesi organizzativa e gestionale che sappia ridistribuire oneri e benefici della gestione sull’intero territorio regionale. In quest’ottica è ipotizzabile la riduzione ad uno del numero degli ATO. Il passaggio da tassa a tariffa deve assicurare la copertura integrale dei costi di investimento e di esercizio secondo le previsioni di legge; essa si articola secondo una quota fissa in proporzione al costo del servizio ed una quota variabile rapportata alla quantità dei rifiuti conferiti. Tale passaggio può comportare il rischio di forti aumenti di costi per le famiglie. Per questo motivo occorre: • attivare le economie di scala attraverso una gestione tendenzialmente unitaria sul territorio regionale • puntare al raggiungimento di una tariffa unica , conseguente alla ripartizione dei costi e dei benefici sostenuti nei diversi territori. L’obiettivo già sancito dal piano è quello della omogeneità dei servizi di gestione dei rifiuti, dei costi degli stessi e delle conseguenti tariffe per i diversi comuni Occorre promuovere i meccanismi premiali puntando sul fatto che i cittadini cosiddetti “virtuosi” abbiano direttamente in bolletta un riscontro concreto del loro operato. Le agevolazioni devono essere previste sia sulle utenze domestiche che su quelle non domestiche. Questo deve aiutare anche a gestire al meglio il passaggio al regime della tariffa. Occorre dare attuazione all’ecotassa che deve rappresentare anche per i comuni un forte deterrente al fine di rispettare le quote della raccolta differenziata. Oggi una quantità considerevole di rifiuti speciali viene trattata e smaltita fuori regione; occorre creare una rete che coinvolga le altre regioni del centro Italia che punti alla diversificazione ed all’ottimizzazione dei processi in modo che l’Umbria possa definire un suo preciso spazio all’interno della filiera e possa mettersi a sistema con le altre realtà territoriali. Occorre innanzi tutto raggiungere il 70% di raccolta differenziata e difendere questo obiettivo quale ossatura prevalente ed irrinunciabile del nuovo piano regionale dei rifiuti. La parte non riciclabile potrebbe essere compattata e trasferita nelle attuali discariche regionali che a quel punto potrebbero essere utilizzate per il conferimento dei rifiuti ancora per molti anni. Non è coerente con l’impostazione data, il ricorso all’incenerimento o al coincenerimento dei rifiuti; questo vale in generale ed a maggior ragione per una regione come l’Umbria. La modesta quantità di CDR che potrebbe essere prodotta dalla quota non riciclata deve rientrare in eventuali percorsi di programmazione interregionali; diversamente risulta sbagliato ed inutile proseguire nella produzione di tale forma di combustibile. Condividi