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SPOLETO - Non ha trovato in giurisprudenza alcun precedente utile ma l'avvocato Antonio Francesconi sta ancora valutando la possibilità di rivolgersi al tribunale di Spoleto per chiedere l'annullamento dell'acquisto di un casale da parte di un suo cliente il quale sostiene che l'edificio è infestato dagli spiriti. Vicenda sulla quale ha preso posizione oggi anche la diocesi spoletina escludendo che lì si sia mai svolto alcun esorcismo. Al centro della storia uno stabile di circa 200 metri quadrati su due piani, con oltre tremila metri di terreno annesso, a Santo Chiodo di Spoleto. Gaetano Bastianelli, 57 anni, nell'ottobre del 2005 lo acquistò per 120 mila euro, considerandolo “l'affare della vita”, come ha detto al suo legale. Subito dopo però, secondo la sua versione, cominciarono a manifestarsi “strane presenze”: rumori di passi, colpi sui muri, mobili caduti senza essere toccati, arnesi andati in fiamme. Tanto da decidere di rivolgersi a un legale per valutare la possibilità di annullare il contratto di acquisto pur di lasciare quella casa. Secondo Bastianelli, infatti, i precedenti proprietari sapevano delle presenze ma non ne avrebbero parlato al momento dell'acquisto. Oggi l'avvocato Francesconi ha spiegato che “da un punto di vista legale sarebbe astrattamente configurabile un vizio della cosa venduta, secondo l'articolo 1490 del codice civile”. “In teoria - ha aggiunto - è come per un vicino fastidioso. Se non informò della sua presenza gli acquirenti questi potrebbero ottenere la risoluzione del contratto”. Il legale ha comunque spiegato che finora “nessuna causa è stata avviata, siamo solo in una fase di valutazione della fattibilità”, legata anche a questioni strettamente giuridiche come i tempi di prescrizione. Al suo avvocato, Bastianelli ha ribadito che le “presenze” nella casa erano note ai precedenti proprietari e agli abitanti della zona, tanto che negli anni Settanta - secondo la sua versione - nel casale si erano svolti diversi esorcismi. Circostanza però negata dalla diocesi spoletina. “A questa Curia - si legge in un comunicato - è noto che i sacerdoti del nostro presbiterio abbiano assistito, nella malattia e nel dolore, chi nella casa in questione abitò. La carità della comunità cristiana non è mancata accanto a chi era nelle difficoltà e nella tribolazione. Non risulta, invece, che sia stato richiesto il ministero dell'Esorcista diocesano. Le disgrazie occorse agli abitanti della casa meritano rispetto e discrezione. Non riguardano, invece, la Curia le questioni giudiziarie ed economiche che sono state sollevate e che hanno sedi proprie per essere esaminate”. Condividi