boccia.jpg
Abbiamo chiesto a Maria Luisa Boccia, capolista della Sinistra arcobaleno alla Camera, in che modo intende impostare una difficile campagna elettorale, come quella che stiamo affrontando, dopo lo scioglimento anticipato delle Camere e la non brillante performance del Governo Prodi nei due anni avuti a disposizione per cambiare il Paese. Dunque, come impostiamo la campagna elettorale? La questione di fondo che dobbiamo affrontare è motivare le ragioni del voto. Trovo veramente felice lo slogan una scelta di parte, perché opera una distinzione netta rispetto a quelle forze, Pd e Pdl, che invece vogliono tenere tutto insieme indistintamente “nell’interesse del Paese”. Noi chiediamo un voto orientato, con proposte di programma molto chiare. Chiediamo agli elettori di scegliere a partire dai propri bisogni, dai propri interessi, dalle proprie ragioni. E così mettiamo alla prova qualsiasi ragionamento sul voto utile. Perché se rimaniamo sull’indistinto, sull’idea di tenere tutto insieme – impresa e mondo del lavoro, ad esempio, o teodem e laicismo forte – allora sì che sono favorite le forze più grandi. Ma noi chiediamo di votare per la rappresentanza e non solo per il governo. In parlamento, e nel quadro politico italiano, c’è bisogno di uno spazio e di una forza di sinistra, della rappresentanza di un’idea di democrazia più partecipata e attiva, non solo di un’idea di democrazia arrogante e semplicistica, che dice: ‘oggi mi voti e se non ti soddisfo fra cinque anni mi cambi’, che è quella che sta dietro alla logica della governabilità e del voto utile. La nostra gente andrà a votare, ora che non c’è più la grande alleanza per sconfiggere Berlusconi, o saremo colpiti dalla non partecipazione? Uno dei nemici è proprio l’astensione. Che è effetto della sfiducia e della delusione. C’è anche in atto una campagna contro la politica, che nel messaggio antipolitico mette tutti in modo indistinto. C’è pure una sfiducia che viene dal fatto che quello di Prodi non è stato un governo di cambiamento, e questa colpisce la sinistra. Per arginare la sfiducia e la delusione è importante chiedere in modo chiaro un voto che sia destinato dare forza in parlamento ad un progetto politico. Dobbiamo far capire che se da queste elezioni la sinistra ne uscisse ridimensionata, sarebbe più difficile contrastare i poteri forti. Dobbiamo quindi dare forza e consistenza ad un progetto di lungo periodo. In questo messaggio c’è l’idea forte dell’unità della sinistra, anche se forse ci siamo arrivati con un po’ di ritardo Sì, ci siamo arrivati tardi e sotto la stretta di una necessità. D’altra parte le elezioni sono un’occasione per misurarsi con la realtà, con gli uomini e le donne in carne ed ossa. Ti confronti con esigenze reali e si crea spazio per una campagna reale. Questo aiuta molto, perché l’idea della riaggregazione della sinistra non rimane nel cielo dei laboratori, ma fa i conti con una relazione vera con gli elettori, con gli uomini e le donne che vogliamo coinvolgere nel processo. E lo stiamo facendo a partire dai contenuti, individuando alcune grandi opzioni che propongono risposte concrete e con un ordine di priorità chiaro per i problemi del Paese. La convergenza che abbiamo saputo mettere in campo ci dice che non è poi così difficile mettere insieme quattro forze politiche e pure tutte le altre soggettività che si sono attivate in questo processo. E poi in questi anni nelle lotte concrete sul territorio si sono costruite contaminazioni. Ora ai 14 punti, che sono una buona base di partenza, dobbiamo dare un respiro più ampio, che parli del processo che vogliamo fare insieme dopo il voto. Secondo te quale può essere un’idea forte per questa sfida elettorale che ci contraddistingue, che ci fa veramente essere di parte Una cosa importante è che siamo l’unico soggetto politico che evita di dire che i temi etici non devono entrare nella campagna elettorale e nell’agenda politica. Che nel campo delicato di questioni come il corpo, la sessualità, la sfera intima non ci si può nascondere dietro alla libertà di coscienza. Appunto ci vogliono scelte di parte, nette. Noi siamo con chiarezza per la scelta di libera autodeterminazione delle donne sulla questione della maternità. Dal modo in cui si guarda alla libertà delle donne in questi temi, si definisce l’orientamento riguardo a libertà più ampie di uomini e di donne. È ipocrita stare a guardare l’attacco della Chiesa e dei cosiddetti “atei devoti”, che insistono a dire che queste sono questioni etiche, fuori dalla campagna elettorale. Si tratta di una posizione che causa danni gravissimi, vedi gli episodi di Napoli, una cosa mai successa prima, e di Genova, dove sono indagate donne e viene recuperata la parte penale della legge. Non si era mai arrivati ad aprire processi o a irruzioni della polizia negli ospedali. Non è un attacco solo ideologico, ha degli effetti terribili che rendono più odiosa la condizione delle donne che devono abortire. Non c’è solo l’obiezione o la realtà dei consultori come centri di dissuasione, adesso ci sono pure le incursioni della polizia e della magistratura. Allora non basta solo la difesa della 194, la retorica de “la 194 non si tocca”. Perché c’è una spinta forte a mettere le donne sotto accusa etica, a dipingerle come assassine, e a cambiare l’attuazione della legge, a creare intorno alle donne un clima di sospetto, di colpa. La nostra scelta di parte è netta e mi hanno fatto piacere le parole chiare da parte di Bertinotti che sono in sintonia col pensiero delle donne: chiedere non solo la difesa della legge 194, ma affermare con nettezza che sulla procreazione l’ultima parola spetta alle donne. Condividi