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ROMA – “Verso la fine degli anni '80 ricevetti una telefonata da Giulio Andreotti che mi chiese di incontrare Luciano Gaucci. Gli diedi un appuntamento e mi parlò delle sue imprese durante un colloquio durato circa 30 minuti”. Così il presidente del Consiglio di Sorveglianza di Mediobanca, Cesare Geronzi, sentito oggi, con l'assistenza del suo difensore, davanti al giudice monocratico di Roma, come indagato in procedimento connesso (è stato iscritto a Perugia per l'ipotesi di reato di false dichiarazioni al pm) nel processo a carico dell'ex patron del Perugia Calcio, Luciano Gaucci, accusato di calunnia e diffamazione nei confronti dello stesso Geronzi, della moglie Giuliana Iozzi, della figlia Chiara. La vicenda riguarda le affermazioni di Gaucci, rese negli scorsi anni a diversi organi di stampa, secondo le quali l'ex patron del Perugia aveva attribuito al banchiere romano la responsabilità della bancarotta della squadra umbra. “Indirizzai Gaucci - ha spiegato Geronzi al pm Francesco Dall'Olio - al responsabile del settore fidi. Poi non ci sono state frequentazioni. Non c'era alcuna condizione per cui io potevo influire nella concessione di un fido”. Geronzi ha parlato anche in merito ai regali che Gaucci sostiene di aver elargito al banchiere. “Non ho mai ricevuto preziosi. I rapporti con Gaucci erano inesistenti - ha detto Geronzi - soltanto in occasione delle festività arrivavano bottiglie di champagne, di vino e forniture di pesce e persino pagnotte che noi giravamo in beneficenza e in particolare al centro di Don Picchi. Era una situazione imbarazzante e forse avrei dovuto stopparla”. Geronzi ha ammesso che in un'occasione, tramite l'autista di Gaucci, giunsero in regalo quattro lastroni di pietra che vennero utilizzati poi per la realizzazione di una fontana in una villa del banchiere. Altra ammissione è stata quella di un dipinto, giunto come regalo di nozze per la figlia Chiara, in occasione del matrimonio a cui fu invitato lo stesso Gaucci. Il banchiere ha anche parlato della vicenda della cessione di Nakata alla Roma dal Perugia che aveva dato in pegno a Capitalia il 99 per cento delle azioni a fronte della esposizione debitoria. “Non ho mai saputo dell'affare - ha detto Geronzi - i 20,3 milioni di euro ricevuti dal Perugia erano frutto di un accordo transattivo”. Condividi