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MONTELEONE DI SPOLETO - Anche un suicidio in carcere, avvenuto cent'anni fa, arriva ad arricchire la vicenda della biga d'oro trovata a Monteleone di Spoleto da un contadino nel 1902 ed oggi esposta al Metropolitan di New York. E' una storia, questa, che, più si rivela nei suoi particolari, più appare un grande intrigo internazionale. Con tanto di trafficanti senza scrupoli, affari economici ingenti e accuse al comportamento di alcuni ministri, contro i quali il piccolo Comune umbro ha presentato un esposto nel dicembre scorso, che da qualche giorno ha avviato il suo iter giudiziario. Ad impiccarsi, nel carcere di Firenze - ha scoperto l'avvocato del Comune, Tito Mazzetta (residente ad Atlanta, in Georgia, ma la cui famiglia è originaria di Monteleone) - fu un giornalista che era stato incarcerato perché accusato di aver rubato i paramenti sacri di Ascoli Piceno. Sul muro del carcere, con la testa di un fiammifero spento, scrisse di essere innocente, che quel furto era stato compiuto su commissione di un personaggio molto potente. I paramenti furono trovati in un museo a Londra. Lì, il dono di papa Nicola IV agli ascolani ci arrivò per merito di un ricco americano di nome J.P. Morgan il quale, scoperto, li restituì e chiese scusa. In realtà lo fece - secondo quanto ha riferito l'avvocato Mazzetta - pochi mesi prima che la biga arrivasse a New York. E in quei giorni egli stesso diede il via a ingenti investimenti. Uno scambio? Chissà. A quanto si sa, infatti, il magnifico carro, opera di un grande scultore greco del VI secolo a.C. ed unico al mondo, sarebbe stato acquistato a Roma dal banchiere americano Morgan per 250.000 lire e portato negli Usa eludendo i controlli. “Ora - ha spiegato l'avvocato Mazzetta - è' trascorso più di un secolo e i termini per un'azione giudiziaria sono scaduti secondo le leggi americane, ma non per noi che abbiamo questo bene inalienabile, per il quale non è' mai stato dato il consenso alla vendita”. I termini della vicenda sono stati riassunti in un incontro promosso dal Rotary Club di Spoleto alla presenza del sindaco di Monteleone, Nando Durastanti, e del sindaco di Spoleto, Massimo Brunini, insieme al senatore Francesco Ferrante (Pd) e ai legali, l'avvocato Mazzetta e la sua collega Iolanda Caponeti. Al termine dell'incontro e' stato rilanciato l'appello ad inserire la biga d'oro di Monteleone di Spoleto nell'elenco dei beni culturali che sono stati trafugati dall'Italia. “Vogliamo essere in quell'elenco - ha ribadito il sindaco Durastanti - perché, fosse tra un anno o cento anni, la biga deve tornare in Italia”. ----------------- La biga di Monteleone di Spoleto è un cocchio da parata dell'epoca, il più bello e completo - a detta degli esperti che lo hanno restaurato - tra quelli, più di 300, ritrovati in Italia nel corso degli ultimi secoli, la biga etrusca di 2.600 anni fa che un contadino di Monteleone di Spoleto, Isidoro Vannozzi, nel 1902 trovò sepolta sotto il proprio terreno e che, dopo vari passaggi, è finita oltreoceano. Il contadino tentò inutilmente un utilizzo poi la vendette ad un antiquario di Norcia per sei soldi al chilo. Ne ricavò 950 lire: una somma spesa per rifare il tetto della casa. Nel 1903 la biga arriva a Firenze dopo essere stata conservata nel magazzino di una farmacia del quartiere Esquilino di Roma. Nel 1904 è a New York. Ne danno notizia i giornali americani. Scoppia la polemica nella politica italiana, con un'interrogazione presentata dal deputato Bernabei all'allora capo del Governo, Giovanni Giolitti. Oggi la biga fa bella mostra di sé nel mezzanino che apre le restaurate sale romane del Metropolitan Museum di New York. Ad aprire la controversia con il Met per riaverlo a Monteleone è stato, nel 2004, il sindaco del piccolo Comune umbro, Nando Durastanti. La vicenda è finita anche sulle pagine di importanti testate Usa, dal New York Times al New Yorker. “E' come se la Francia vi dovesse restituire la Gioconda...”, è stata la replica del Met. Nell'aprile scorso, una delegazione di abitanti del comune umbro, capeggiata dal sindaco, aveva manifestato a Roma di fronte alla sede del ministero dei beni culturali. Il consiglio comunale ha poi presentato un esposto al tribunale di Spoleto contro il ministro dei beni culturali Francesco Rutelli e i suoi predecessori Rocco Buttiglione e Giuliano Urbani, e il ministro degli esteri Massimo D'Alema responsabili - a giudizio dell'ente - di non essersi adeguatamente attivati per far rientrare la biga. Condividi