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ASSISI - I 709 codici del fondo antico della biblioteca del Sacro convento francescano di Assisi sono da ieri 260 mila pagine web da leggere sul computer. L'operazione di digitalizzazione, cominciata nel 2001, è arrivata al termine, e quella che gli studiosi considerano la maggiore biblioteca conventuale italiana propone documenti preziosi come il codice 338, il più antico corpus degli scritti di San Francesco, della metà del 13/o secolo, o il codice 686, con le testimonianze della vita del Santo a cura di Tommaso da Celano (la “Vita Seconda”, o “Memorale in desiderio animae”). Tutti i dati, riversati in un server, sono disponibili in due pc nella sala di consultazione della biblioteca, e dal luglio prossimo saranno gratuitamente consultabili anche in internet aprendo il sito della mediateca francescana. In seguito vi si potrà accedere anche attraverso il portale del ministero dei beni culturali. La riproduzione ad alta definizione è stata corredata di codici d'identificazione internazionale che rendono possibile la gestione informatica dei documenti e di schede di descrizione delle singole fonti. Secondo gli esperti, è il primo progetto di questa portata culturale ad essere realizzato nell' ambito della Biblioteca digitale italiana promossa dal ministero. Infatti la Biblioteca Laurenziana di Firenze ha avviato negli scorsi mesi un'operazione analoga, ma ci vorranno alcuni anni per portarla a termine. La cultura francescana - secondo il sindaco di Assisi, Claudio Ricci, che ha partecipato oggi alla presentazione del progetto - potrà viaggiare anche “attraverso i canali della comunicazione telematica”, in una sorta di “pellegrinaggio spirituale via internet”. Ad illustrare il programma di digitalizzazione dei codici, ieri a Perugia, c'erano anche padre Vincenzo Coli, custode del Sacro convento (“Il messaggio francescano si può diffondere ulteriormente - ha detto - e questo è un apporto per rinnovare la società”), Grado Merlo, presidente della Società internazionale di studi francescani, ed Enrico Menestò, presidente dell'Edizione nazionale delle Fonti francescane. La digitalizzazione consente di valorizzare questo patrimonio e nello stesso tempo ne permette la consultazione a tutti senza dover ogni volta utilizzare materialmente documenti delicatissimi e spesso fragili. Le metodiche usate hanno privilegiato la qualità dell'immagine, ma in un contesto di assoluto rispetto, senza quindi ricorrere a sistemi di elaborazione elettronica che correggessero le curvature delle linee o recuperassero le parti mancanti. Lo scopo e' di restituire non un'immagine ideale ma la situazione reale in cui si trovava il lettore o il copista medievale alle prese con il codice originale. Condividi