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PERUGIA - La revoca della misura cautelare in carcere per Pasquale Tripodi, l'ex assessore al turismo della Regione Calabria, arrestato il 13 febbraio scorso con l'accusa di associazione mafiosa nell'ambito di un'inchiesta condotta dalla Dda di Perugia, è stata chiesta al tribunale del riesame dai suoi difensori, gli avvocati Umberto Abate ed Emanuele Genovese. Il Tribunale del riesame del capoluogo umbro dovrebbe pronunciarsi nei prossimi giorni in merito al ricorso presentato nell' udienza di stamani. I difensori di Tripodi, in particolare, hanno motivato oggi la richiesta asserendo l'insussistenza dei gravi indizi di colpevolezza nei confronti del loro assistito. Secondo i legali, inoltre, non emerge dalle intercettazioni telefoniche il coinvolgimento diretto dell'ex assessore negli affari del presunto sodalizio criminoso scoperto dai carabinieri del Ros di Perugia e ritenuto dagli investigatori collegato al clan camorristico dei Casalesi e alla cosca della 'ndrangheta dei Morabito-Palamara-Bruzzaniti. Per i legali, inoltre, non vi sono riscontri di altra natura che possano confermare questa ipotesi delittuosa e “non c'è una condotta ricostruita in termini sufficientemente articolati a fronte dei quali rilevare che Tripodi è partecipe di una associazione di stampo mafioso”. Secondo l'accusa i componenti del sodalizio criminoso si sarebbero infiltrati in alcune societa' costituite in Umbria, per tentare di accaparrarsi appalti sia in Umbria che in Calabria. Condividi