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TERNI - Non ci sono state le grandi "innovazioni" annunciate sui giornali, né avrebbe potuto esserci; c'è stata comunque una onesta riproposizione/rivisitazione delle migliori esperienze a proposito di Raccolta Differenziata, di soluzioni come il "porta a porta" che hanno già dimostrato altrove la loro efficacia. Meglio così. Non c'è sempre bisogno di novità e spesso conviene ispirarsi, o addirittura, copiare bene le buone pratiche sperimentate con successo altrove, come Legambiente sostiene da molto tempo. Quel che è stato esposto sia a proposito delle prime linee di indirizzo del nuovo piano regionale dei rifiuti sia del progetto di raccolta differenziata domiciliare (quel che comunemente chiamiamo porta a porta) per il Comune di Terni dimostra, comunque, che è in atto un apprezzabile sforzo di adattare in maniera intelligente le buone pratiche già in atto in comuni virtuosi come Novara, Asti, Belluno, Trento, ecc per citare i più conosciuti. Quegli esempi di buone pratiche che ogni anno Legambiente raccoglie nella classifica di Comuni Ricicloni e racconta sul periodico Rifiuti Oggi e promuove attraverso Ecosportello. La vera novità sarà se riusciremo, con l'impegno di tutti - amministratori e cittadini - a passare per davvero dalle parole ai fatti. Legambiente farà la sua parte, sempre dalla parte dei cittadini. Fin qui le "impressioni" positive veniamo ora a quel che non ci convince. Tutti gli intervenuti hanno sottolineato che per raggiungere l'obiettivo, comunque ambizioso, di raccogliere in maniera differenziata e riciclare almeno il 60% dei nostri rifiuti c'è bisogno, anzi è indispensabile il consenso dei cittadini. VERISSIMO!. Da qui l'illustrazione, da parte delle aziende specializzate o delle stesse aziende di igiene e riciclo di tecniche (anche queste intelligenti ed anche queste sperimentate con buoni risultati altrove) per "costruire il consenso", per convincere i cittadini a fare la raccolta differenziata. Anche questo va bene, anche questo serve ma se ci si ferma qui non si va lontano. Quel che serve davvero, in un momento così critico per le nostre città, campagne, fiumi e mari inquinati da rifiuti di ogni tipo (dalla "monnezza" alle scorie nucleari) non è tanto costruire consenso ma dare inizio ad un profondo ripensamento, ad una vera e propria rivoluzione culturale e politica, del nostro modo di produrre e consumare le merci che riteniamo a torto o a ragione indispensabili al nostro modo di vivere, a ripensare le nostre politiche, i nostri stili di vita (questo riguarda soprattutto i ricchi di tutti gli occidente e di tutti i nord del mondo) questa nostra idea di civiltà che è sta efficacemente definita: "mondo usa e getta". Impresa quanto mai ardua che non si realizza dall'oggi al domani. Ma anche semplicemente per iniziare (Raccolta Differenziata e Riciclaggio sono un buon inizio) non basta la comunicazione: questo non è che l'aspetto freddamente tecnico del problema. Una comunicazione "a senso unico" come una qualsiasi campagna pubblicitaria e come se i RIFIUTI fossero una merce (è stato detto e ripetuto) come un'altra non basta. Quel che serve da parte dei decisori politici e tecnici è la voglia e la capacità di ascoltare, di confrontarsi, di accettare la partecipazione reale dei cittadini che non devono solo essere informati e ascoltati ma devono essere chiamati anche a concorrere alle decisioni: in una parola serve più democrazia. Non serve la costruzione del consenso ma serve favorire maggiore partecipazione e non solo dei cittadini già attivi nelle associazioni o nei comitati ma del maggior numero di cittadini possibile; ed anche questo Legambiente lo ripete da molto tempo. I cittadini, per parte loro, devono rendersi attivi e riscoprire la passione civile e politica del "prendersi cura" della propria salute e della salute dell'ambiente, a cominciare dal luogo in cui vivono. Ci si risponderà, come sempre, e come sempre in buona fede, che questo è il primo passo, che i cittadini verranno coinvolti in un secondo tempo. Ma a forza di primi passi, quello che vorrebbe essere, nelle migliori intenzioni di tutti, l'inizio di un cammino virtuoso per una corretta e partecipata nuova gestione dei rifiuti e dell'ambiente rischia di rimanere una "corsetta sul posto". Condividi