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Per avere una parola, se non definitiva almeno ufficiale, sull'esistenza o meno del "tesoretto" e soprattutto sulla sua eventuale entità, dobbiamo aspettare la Relazione di cassa che verrà resa nota il 14 marzo. L'attesa non è quindi lunga e a quella data almeno un argomento certo questa campagna elettorale l'avrà. Nel frattempo però l'Istat ha reso pubbliche, lo scorso 29 febbraio, le proprie valutazioni sui conti economici nazionali. Spulciando tra le cifre emerge un dato interessante. Non solo il tesoretto c'è, ma è addirittura superiore all'entità che avevo stimato (sulla scorta indispensabile delle valutazioni degli esperti) in un articolo pubblicato qualche giorno fa su questo giornale. Infatti l'avanzo primario (ovvero la differenza fra entrate e uscite dello Stato al netto degli interessi sul debito) per l'anno 2007 è pari a 47,5 miliardi di euro, ben superiore ai 45,8 di cui avevo a suo tempo parlato. Conseguentemente la differenza fra le previsioni fatte dal governo nei documenti finanziari - che era di 38,2 mld - e la realtà effettuale è ancora maggiore, ovvero pari a 9,3 mld di euro. Si potrebbe perciò concludere in prima battuta e con buona approssimazione che il tesoretto, che altro non è che l'avanzo primario, supererà abbondantemente i 9 mld di euro in luogo dei 7,5 più prudentemente previsti. Tuttavia è bene considerare anche ipotesi inferiori, che derivano dalle scelte che si possono fare in merito alla gestione del debito e che costituiscono argomento di pura politica economica e non certo di tecnica contabile. Proprio per questo le valutazioni che sto facendo sono così dissimili da quelle avanzate dal Ministro Padoa Schioppa o, su analogo versante, dal Sole24Ore. Per fare questo bisogna avventurarsi in qualche conteggio un po' ostico ma indispensabile. Il governo aveva infatti previsto 74,5 mld di spesa di interessi che, sottratti ai 38,2 mld dell'avanzo primario precedentemente previsto, determinavano un indebitamento netto di 36,3 mld di euro. La stessa Istat, nel citato rapporto, afferma invece che l'indebitamento netto si collocherà attorno ai 29,2 mld di euro. Infatti l'Istituto di statistica certifica un rapporto tra prodotto interno lordo ( il famigerato Pil) e indebitamento netto pari all'1,9%, mentre il governo aveva previsto il 2,4%. Come si vede il deficit di bilancio annuale, contro cui si scagliano gli strali della Commissione europea, continua a scendere al di là delle migliori previsioni, raggiungendo posizioni ben lontane dal fatidico 3%, il cosiddetto vincolo di Maastricht. Ma ciò che più conta ai fini del nostro ragionamento è che la differenza fra indebitamento stimato e quello effettivamente realizzatosi è comunque sostanziosa, pari a 7,1 mld di euro. Chi mi ha seguito fin qui potrebbe dunque domandarsi quale effettivamente sia il tesoretto, se quello di 9,3 mld, rappresentato dall'avanzo primario, o questo di 7,1 mld, determinato da un minore indebitamento netto. In ogni caso si tratterebbe di una cifra di tutto rispetto, che potrebbe essere molto utilmente utilizzata da subito per dare ristoro agli esausti redditi da lavoro dipendente nel nostro paese. Tuttavia sciogliere questo quesito non è secondario. Misurandoci con esso ci scontriamo con le scelte di politica economica e finanziaria da fare nel nostro paese e in Europa. Infatti se si decidesse di svincolarsi dagli accordi presi con l'Unione europea per il 2007, il tesoretto ammonterebbe a 9,3 mld. Se lo si spendesse subito per i fini sociali di cui ho detto, e quindi lo si potesse imputare al 2007, si avrebbe per quell'anno un indebitamento netto pari al 2,5% del Pil (in luogo del 2,4% programmato e del 1,9% reale, quindi sempre e comunque sotto il 3%). Se invece si volessero rispettare i patti leonini con la Ue limitatamente al solo 2007, il tesoretto sarebbe di 7,1 mld, portando così il deficit al programmato 2,4%. Come si dimostra, quindi, il tesoretto potrebbe essere speso immediatamente, su decisione dell'attuale governo, sulla scorta di quanto già disposto dalla legge finanziaria attualmente in vigore, senza sforare il deficit, ma rispettando la programmazione a suo tempo definita. Ma non voglio fermarmi qui. Poniamo pure che si decida di rispettare tutti gli accordi con la Ue sia per il 2007 che per il 2008. In questo caso va considerata la tendenza alla riduzione del Pil già manifestatasi nel nostro paese. In conseguenza di quest'ultima la consistenza del tesoretto potrebbe anche ridursi di circa 1 mld, raggiungendo così la soglia dei 6 mld. Anche in questo caso saremmo di fronte ad una cifra di tutto rispetto, peraltro coincidente esattamente con la quantità di risorse minima che l'ordine del giorno approvato al Senato, su iniziativa della Sinistra Arcobaleno, impegna il governo a destinare alle detrazioni fiscali per i lavoratori dipendenti. Conosco a questo punto l'obiezione. Ma se l'andamento della nostra economia peggiorasse ancora di più? Se la crescita del Pil rallentasse ancora? Non è forse vero allora che diminuirebbero le entrate fiscali dello stato anche a parità di impegno nella lotta all'evasione fiscale? Sì certamente, ma proprio qui sta il nocciolo politico della questione. Come abbiamo più volte detto non si può pensare di aiutare la ripresa dell'economia basandosi solo sulle esportazioni, specialmente in questa fase nella quale la supervalutazione dell'euro sicuramente non ci avvantaggia. Bisogna favorire la crescita del mercato interno e bisogna farlo perseguendo uno sviluppo della produzione in settori strategici ad alto tasso innovativo. Per fare ciò è bene in primo luogo migliorare i redditi da lavoro. Quindi l'utilizzo immediato del tesoretto - qualunque sia la sua entità, che abbiamo visto essere comunque non piccola - per fare crescere il reddito spendibile delle classi lavoratrici, anziché per ridurre forzatamente il debito, è la precondizione indispensabile per reggere i venti recessivi che provengono d'oltreoceano, oltre che per praticare un minimo di giustizia sociale. Condividi