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di Isabella Rossi Una giornata di studio e riflessione ad elevato livello etico l’ha definita Roberto Ciccone, Presidente del Consiglio Comunale di Perugia. E di fatto un’obbiettivo etico l’ha già raggiunto: quello di sensibilizzare un’intera platea di giuristi sulle difficoltà soprattutto legislative, ma non solo, di contrastare i suddetti scottanti quanto tristemente attuali fenomeni di violenza. Lo “stalking” tradotto letteralmente significa “fare la posta”, ed è rappresentato da quell’insieme di comportamenti lesivi messi in atto, per lunghi periodi, da uno “stalker”, un molestatore assillante, non occasionale. Il 20% delle donne, dicono le statistiche, sono colpite da stalking, ma il sommerso, è ancora, tantissimo. Un dato preoccupante che si assomma a quello già noto, anche attraverso l’ultimo rapporto del Viminale, della violenza in famiglia sulle donne, aumentata pericolosamente a partire dagli anni 90. E’appurato, inoltre, che per una donna il rischio di essere vittimizzata in famiglia è molto maggiore di quello di cadere vittima di violenza compiuta da estranei. Da lì la necessità, secondo Mauro Tippolotti, Presidente del Consiglio Regionale dell’Umbria, di massima chiarezza affinchè la percezione della sicurezza non venga strumentalizzata ai fini politici. Per contrastare questi fenomeni di violenza occorre una risposta integrata complessiva, suggerisce Tippolotti. Ciccone propone una “Carta dei diritti della vittima di violenza”, un’osservatorio sullo stalking e “case del diritto” per favorire non solo il risarcimento ma anche il pieno reinserimento sociale delle vittime. Secondo l’avvocato Anna Maria Pacciarini, membro del direttivo Aiaf, i stalking e violenza in famiglia hanno in comune la caratteristica di fenomeni “subdoli, non eclatanti”. La violenza in famiglia in Italia è un fenomeno trasversale e proprio le fasi del divorzio sono i momenti dove viene perpetrata maggior violenza sulle donne. Il processo della famiglia sconta, infatti, lungaggini eccessive e costringe a convivenze forzate coniugi già separati. Occorrerebbe perciò una corsia privilegiata per la famiglia, secondo la dottoressa, perché proprio lì la conflittualità tende ad inasprirsi e ad assumere dimensioni quasi mai controllabili dall’esterno. E gli scogli da superare sono tanti, primo fra tutti come sottolineato dalla dottoressa Antonella Duchini, Pubblico Ministero presso la Procura della Repubblica del Tribunale di Perugia, quello della tutela delle vittime di violenza, quasi inesistente, e della severità delle pene contro chi commette questo genere di reati. Di straordinaria importanza è, inoltre, la coscienza comune del fenomeno della violenza sulle donne, nonostante le cifre eclatanti ancora un tabù. Forse proprio perché dai dati statistici continua ad emergere che proprio nel microcosmo della famiglia, tradizionalmente vista come luogo di affetto e di protezione, tendono a svilupparsi con più facilità le dinamiche di violenza. Altri preziosi contributi ai lavori sono pervenuti nella mattinata dall’Avvocato Maria Rita Tiburzi, Presidente Aiaf Umbria e dal dottor Paolo Micheli, G.I.P. presso il Tribunale di Perugia. Condividi