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PERUGIA – “Il carcere? Sicuro da morire...” è il titolo del dossier presentato questa mattina alla stampa dal comitato 'Verita' per Aldo', sulla morte del falegname Aldo Bianzino, 42 anni, avvenuta nel carcere di Perugia il 14 ottobre scorso. Annunciata anche l'intenzione di mettersi in contatto con associazioni come 'Amnesty International' e 'Nessuno tocchi Caino' e di proseguire l'opera di sensibilizzazione. Il dossier propone nella prima parte una cronologia dei fatti, dal giorno in cui Bianzino fu arrestato fino alla richiesta di archiviazione dell'accusa di omicidio volontario, a carico di ignoti, da parte del pubblico ministero titolare delle indagini, Giuseppe Petrazzini. Nella seconda, invece, il comitato pone una serie di interrogativi in merito all'inchiesta e in particolare sulla richiesta del magistrato di chiudere l'indagine. Bianzino fu trovato morto in cella un giorno e mezzo dopo essere stato arrestato per la coltivazione di alcune piante di canapa indiana intorno a casa sua. L'ipotesi iniziale era stata di un malore ma l'autopsia aveva poi evidenziato alcune lesioni sospette e la procura perugina aveva aperto un fascicolo per omicidio a carico di ignoti per chiarire la vicenda. Secondo quanto emerso dalla relazione depositata dai consulenti del pm, la morte del falegname avvenne a causa di aneurisma cerebrale. Secondo due rappresentanti del comitato “Verità per Aldo”, Riccardo Fanò e Lorenzo Della Torre, che questa mattina hanno presentato il dossier, “rimangono tantissimi dubbi e interrogativi sulla morte di Aldo e soltanto un processo potrà aiutare a fare luce sulla vicenda”. Condividi