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Il voto di ieri alla Camera ha segnato un momento di grande difficoltà tra il governo Prodi e alcune componenti della sua maggioranza, le forze di sinistra – tutta la sinistra, e quest è un segnale estremamente positivo – che hanno chiesto una verifica politica programmatica della coalizione per il prossimo gennaio. Rifondazione e la sinistra hanno votato la fiducia posta da Prodi – che tra l’altro si è assunto, in maniera corretta e con coraggio, tutta la responsabilità della decisione – sul pacchetto del welfare per un “vincolo sociale” con gli interessi delle fasce di popolazione che vogliono rappresentare, cioè per evitare l’entrata in vigore dello scalone Maroni e per scongiurare la triste ipotesi per tanti lavoratori di vedersi allontanare la loro pensione di tre anni. Ma certo il governo ha compiuto un atto autoritario, ponendo la fiducia contro la su a stessa maggioranza e buttando nel cestino un testo che in commissione lavoro la coalizione tutta aveva faticosamente elaborato per portare alcune modifiche – necessarie e quanto mai urgenti – alla piaga della precarietà (ponendo un limite ai contratti a termine e a forme odiose di lavoro, come contratti a chiama e staff leasing). Bene ha fatto il presidente Pagliarini (Pdci) a dimettersi dalla commissione lavoro. Prodi ha scelto di cedere ai ricatti di Dini e di altri due senatori (eletti nelle file di quale partito? e achi rispondono adesso?), ai diktat di Montezemolo, contro 150 parlamentari della sinistra. Adesso, dunque, visto che il “vincolo politico” si è incrinato per l’autoritarismo del governo e per la scelta del Partito democratico di mandare in soffitta il programma dell’Unione, facendone carta straccia e adottando una prospettiva di governo che non è quella votata dagli italiani in aprile del 2006, c’è bisogno di una verifica e di una svolta nelle politiche della maggioranza, se si vuole continuare la legislatura. La sinistra – tutta – andrà alla verifica forte della partecipazione popolare del 20 ottobre, quando un milione di persone sono scese in piazza per chiedere l’unità della sinistra, ma anche un cambio reale nel Paese, una lotta serrata alla precarietà, ai bassi salari e pensioni, il ritiro delle truppe dalle zone di guerra, l’opzione per una politica di pace, l’impegno serio per le questioni ambientali. Queste esigenze devono diventare centrali nell’operato dell’esecutivo, da gennaio in poi, altrimenti sarà necessario rivedere la collocazione politica di Rifondazione, ma pernso di tutta la sinistra. Pena la rottura profonda con gli interessi e i desideri del “popolo della sinistra”, della pace, dei movimenti. Condividi