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PERUGIA - Sei ordinanze di custodia cautelare sono state emesse dal tribunale di Perugia nell'ambito di una indagine su una tentata estorsione avvenuta ai danni dell'amministratore delegato della Colacem, terzo produttore italiano di cemento, Carlo Colaiacovo, già Presidente di Confindustria Umbria. L'imprenditore era stato oggetto di una serie di richieste estorsive e minacce, attraverso lettere anonime, volte ad ottenere la sua dimissione da tutte le cariche ricoperte. Dalla denuncia dei fatti, avvenuta da parte dell'imprenditore all'inizio dell'estate, è scaturita l'indagine che ha portato all'emissione di 6 provvedimenti cautelari, 2 in carcere e 4 ai domiciliari (3 persone sono state già raggiunte dal provvedimento, la quarta non ancora perché si troverebbe all'estero). Il magistrato inquirente Antonella Duchini ha esplicitato i reati in tentata estorsione e calunnia aggravata ed una nota della Procura della Repubblica di Perugia recita “attraverso una serie di esposti anonimi indirizzati anche ad autorità giudiziarie nonché attraverso lettere minatorie indirizzate al dottor Carlo Colaiacovo, gli indagati sono accusati di aver posto in essere una tentata estorsione finalizzata a costringere Colaiacovo a dimettersi da tutte le cariche ricoperte”. Secondo quanto trapelato alcune delle persone coinvolte apparterrebbero alla famiglia dell'industriale. Sul fatto e' intervenuta ufficialmente l'azienda con una nota a firma del Presidente della Colacem Spa Giovanni Colaiacovo che recita: "le notizie che provengono dalla Procura della Repubblica, che sta indagando per tentata estorsione e calunnia ai danni dell'Amministratore Delegato della Colacem, ci turbano e ci addolorano. Nell'esprimere la piena fiducia nell'operato della Magistratura, alla quale ci affidiamo, confidando in un rapido accertamento della verità, l'Azienda continua il suo lavoro con l'impegno di sempre. Al tempo stesso - conclude la nota - la Colacem si augura che il prosieguo delle indagini accerti la piena estraneità di persone dell'ambito familiare che sembrerebbero coinvolte nella vicenda”. Condividi