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Perugia - "La Regione farà pressione sulle autorità competenti per far emergere al più presto la verità su questa triste vicenda”: è quanto ha affermato l’assessore regionale alle politiche sociali, Damiano Stufara, incontrando a Perugia, Roberta Radici, la compagna di Aldo Bianzino, deceduto il 14 ottobre scorso nel carcere di Capanne. Stufara, dopo aver espresso a nome della Giunta regionale il cordoglio per la morte di Aldo Bianzino, ha rinnovato “l’impegno di portare alle autorità inquirenti la ferma richiesta di fare, in tempi brevi, luce su quanto è accaduto, ma anche di trovare, in collaborazione con il Comune di Pietralunga, soluzioni per un sostegno immediato alla famiglia valutando – ha detto rivolgendosi a Roberta Radici - tutte le possibilità per assicurare a lei ed a suo figlio piena collaborazione e per rispondere alle vostre esigenze immediate”. “Chiedo giustizia per Aldo e per tutte le persone che si trovano a vivere la stessa condizione – ha detto Roberta Radici, che era accompagnata dal figlio e da alcuni amici – All’improvviso ci siamo ritrovati senza il mio compagno e senza nessuna fonte di sostentamento. Non sarà una cosa da poco abituarsi e accettare questa nuova situazione che ha anche dei risvolti pratici, visto che io e Aldo non eravamo sposati e quindi per lo Stato io non ho nessun diritto”. Intanto c’è da registrare la manifestazione che si è svolta a Perugia alla vigilia dei funerali dell’artigiano di Pietralunga, per sollecitare una rapida inchieste che faccia piena luce su ciò che è accaduto a Capanne la notte della morte di Bianzino, alla quale hanno partecipato centinaia di giovani provenienti da varie parti d’Italia. Va anche segnalata la presa di posizione del presidente del gruppo regionale dei verdi Civici, Oliviero Dottorini, in polemica con il capogruppo di An, Franco Zaffini, che ha giudicato "vergognosa" l’iniziativa di quest’ultimo di andare al carcere di Capanne per esprimere la solidarietà del proprio partito all’agente in servizio in quella tragica notte in cui morì il detenuto Aldo Bianzino. “E’ vergognosa –afferma Dottorini- la scelta di chi, alla vigilia della manifestazione per chiedere verità sulla morte assurda di Aldo Bianzino, non trova di meglio che andare al carcere di Capanne per esprimere solidarietà del proprio partito all’agente in servizio in quella tragica notte. Nessuno può sapere a chi siano attribuibili le responsabilità per quell’evento così tragico, ma ciò che risulta incomprensibile è la scelta dei tempi e l’assoluta inopportunità di un gesto che rivela la cultura di una destra retriva e inadeguata”, tantopiù in considerazione che quest’ultimo è destinatario di un avviso di garanzia riguardo alla tragica morte del falegname di Pietralunga. Nello stesso giorno l’esponente di An – come ricorda Dottorini - ha anche visitato Sollecito, Lumumba e Amanda Knox, i tre fermati per l’uccisione di Merededith Kercher. “La visita di Zaffini in un sol giorno ai tre fermati del caso Meredith e all’agente in servizio la notte della morte di Bianzino – dice l’esponente del Sole che ride - la dice lunga su una destra forcaiola a intermittenza, che passa volentieri sopra i propri decantati valori, magari per tre righe su qualche quotidiano nazionale. A questo punto sarebbe utile e interessante conoscere l’opinione delle altre forze della Cdl rispetto a scelte così rivelatrici e significative. Da parte nostra – aggiunge - continuiamo a essere vicini alla famiglia dell’artigiano altotiberino e a chi non si rassegna a una morte assurda che getta un’ombra pesante sul nostro sistema carcerario e sulla rispondenza tra presunti reati commessi e pene inflitte. La delicatezza di questo caso dovrebbe indurre tutti a cautela, senso di responsabilità e ad evitare strumentalizzazioni. Nessuno può, a questo momento, esprimere giudizi, tanto più se affrettati e sommari. L’unica richiesta seria – sottolinea Dottorini - rimane quella della verità per un caso che, fino a prova contraria, ci parla di una morte sospetta e senza apparenti spiegazioni. E’ una vergogna, soprattutto in questo momento – conclude - tirare fuori l’armamentario di giustificazioni e attenuanti per decantare le qualità del nostro sistema carcerario: bisognerebbe avere il rispetto, se non per il decoro e la verità, almeno per la vita spezzata di una persona e della sua famiglia”. Condividi